Avevo quindici anni e frequentavo la quinta ginnasiale nel
Seminario di Troia, una incantevole cittadina a pochi chilometri da Foggia. La
città pugliese ha origini antichissime, appartiene addirittura al periodo
precedente alle guerre puniche e custodisce numerosi tesori artistici che ne
fanno uno dei più affascinanti borghi medievali di tutta l’Italia meridionale.
Il nostro Seminario era ospitato nel palazzo vescovile, gomito a gomito con la
splendida cattedrale cittadina, una tra le più belle chiese di stile romanico
pugliese, con il suo rosone ad undici raggi, unico nel mondo. Erano gli anni
dell’assassinio di John Kennedy a Dallas, i Beatles muovevano i primi passi e
mi ricordo di una nevicata senza precedenti che ci tenne isolati un’intera
settimana. Che si faceva in seminario tutto il giorno? Studio e preghiera,
preghiera e studio e si giocava a pallone ad ogni intervallo della giornata.
Anni belli e spensierati, anni veramente formativi che mi hanno insegnato che
senza regole non si va da nessuna parte. Sveglia alle sei e pronti per la messa
del mattino. Un piccolo intervallo e c’era la prima colazione. Ancora
intervallo e poi un’ora abbondante di studio per essere pronti alle otto,
quando iniziavano le normali lezioni in aula. Quei preti erano molto esigenti e
severi e ne ho visto i benefici negli studi successivi, quando ho capito che
non ero tagliato per la vita religiosa ed ho scelto altre strade che mi hanno
portato ad essere padre e maestro elementare in una scuola di Borgata. Allo studio era sempre affiancata la preghiera e la partecipazione alle
funzioni religiose si svolgeva in una carinissima cappella interna che avevamo
dipinto totalmente noi ragazzi, durante il tempo libero dallo studio. Sembrava
la Cappella Sistina, con tutti quei colori caldi che a me piacevano tanto.
Proprio sopra l’altare campeggiava l’immagine della Madonna Mediatrice a cui mi
sentivo devoto. Ogni anno il ventuno di novembre, proprio come oggi, verso
sera si svolgeva, in Suo onore, una festa solenne con canti gregoriani scrupolosamente in
lingua latina che andavamo provando da tutto un mese come “Tota pulcra es,
Maria” (Tutta bella sei, Maria) e tanti altri. Durante la cerimonia venivano lette le lettere di ex
seminaristi da ogni parte del mondo che conservavano sempre ricordo e devozione
per quella Madonnina. Anch’io l’ho fatto per qualche anno e poi ho perso
purtroppo l’abitudine; ma quando arriva il 21 novembre me ne ricordo sempre e
ancora mi affido a quella Madonna, anche a distanza di tanti anni. Ora che
avrei voglia di riscrivere di quelle lettere, non so se esiste più quel
Seminario. Infine penso che il tempo può anche cancellare luoghi e situazioni; ma non può nulla con le nostre convinzioni e quando arriva la sera del ventuno
attacco puntualmente un “Tota pulcra….”
Buona vita!
maestrocastello
dal sito santagatesinelmondo:
RispondiEliminaN. 9031 del 22/11/2012 9.24.27 - Gino Magnisio ha scritto:
Grazie Maestro Castello per il tuo personale racconto e per le confidenziali esperienze che mi hanno emozionato in questa giornata umida e piovosa. Ben venga il tuo..
TOTA PULCRA ES, MARIA