
Mi sovviene il vociare festoso dei troppi fratelli e quando essi vagavano per strada, mi ritorna alla memoria il silenzio che aleggiava dentro la mia casetta; allorchè ero solo con mia madre e imbrattavo paginette di un quadernino dalla copertina nera e lucida; comunque pago della sola sua presenza che mi dava tanta sicurezza.
Eppure quel focolare l’avrei presto abbandonato, desideroso com’ero di camminare con le mie sole gambe; di conquistarmi presto un posto in prima linea, nella trincea della vita.
La mia casa ora me la invento nei repentini viaggi della fantasia, vi faccio ritorno nei discorsi con le persone care. Quel parlottare allegro, misto di nostalgie, non traduce bene il desiderio che effettivamente ho di far ritorno nel mondo della spensieratezza che più non mi appartiene.Ora la mia casa è l’amore che mi porto dentro per i miei genitori, due persone che non ci sono più; due vecchi che non avevano niente; eppure mi hanno dato tutto.