martedì 3 maggio 2011

Non gettate le perle davanti ai porci!


"Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi." Sono parole di Gesù che leggiamo nel Vangelo di Matteo (Mat. 7/6) e che possiamo prendere a prestito per parlare della drammatica situazione in cui versa il patrimonio culturale del nostro Bel Paese. Ogni anno vengono decurtati fondi destinati al cinema, al teatro, alla musica, alla danza e a tutte quelle forme di espressione artistica che sono da sempre  l’emblema dell’Italia nel mondo. Pensate che il fondo a disposizione per il complessivo patrimonio di beni culturali è di soli 50 milioni di euro, pari appena allo 0,21 per cento del bilancio dello Stato. Intanto i beni archeologici, paesaggistici e artistici che rendono unica la nostra penisola precipitano nell’incuria e nell’abbandono. I crolli di Pompei hanno somatizzato la depressione in cui versa il dicastero ed hanno portato alle dimissioni prima  il ministro Bondi e, subito dopo, il prof. Corradini, presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, due capri espiatori di una politica a dir poco dissennata. Chissà se ci rendiamo conto, se si rendono conto i nostri politici, che in Italia possediamo tesori dell’arte così preziosi che nessuna concorrenza cinese potrà mai portarci via. Penso francamente che non ce ne rendiamo proprio conto, altrimenti non ci comporteremmo come i porci di cui parla il Vangelo. Non avendo in Italia il petrolio, i nostri governanti si ostinano col nucleare e non pensano che il petrolio invece noi ce l’abbiamo, eccome: sono le nostre incomparabili coste, il nostro limpido mare, i tanti siti archeologici che trasudano storia millenaria, bellezze paesaggistiche, monumenti unici del passato, città d’arte incomparabili . Vi pare cosa da poco?  Con tutte queste ricchezze una nazione che non fosse l’Italia farebbe soldi a palate, tenendo i musei aperti anche di notte, vivendo tutto l’anno solo di turismo. “Non considero lungimirante chi fa tagli in un settore che non è la ciliegina sulla torta dell’economia  italiana, ma è la torta stessa”, così si esprimeva il ministro Galan  quando ha preso il posto di Bondi; ma purtroppo, anche con lui,  da marzo non è cambiato un bel niente. Quando fu istituito da Giovanni Spadolini il ministero dei Beni Culturali nel 1975, pensai che la politica aveva finalmente compreso il valore del potenziale di cui eravamo in possesso e avesse la volontà di investire risorse umane e di denaro in un settore essenziale per la nostra economia; ma questi 35 anni hanno detto il contrario. Non è una questione di soldi, ma una precisa scelta politica. Con una mano si taglia alla cultura, assegnandole appena 50 milioni e con l’altra se ne sprecano 350 per non voler accorpare i referendum alle amministrative. Così facendo si favorisce il declino culturale della nazione che ha da poco celebrato i suoi 150 anni di vita e si riducono i suoi cittadini a sudditi mansueti, preferendoli inebetiti davanti ad un televisore; piuttosto che interessati visitatori di una nostra bella città d’arte. Date le perle ai porci!
Buona vita! maestrocastello

2 commenti:

  1. Benigni ha detto che Bondi ha aggiunto "rovine" ai beni culturali!!

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  2. sacrosante parole, un popolo che non conosce le propie radici e un popolo destinanato a fallire enoi lo siamo

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