Domani
è la festa del papà, inventata all’inizio del secolo scorso in America ( tanto
per cambiare). Nel nostro Paese, di tradizione cattolica, la festività coincide
con San Giuseppe, padre putativo di Gesù e prototipo di papà e marito devoto.
Tanti bambini saranno costretti ad imparare a memoria una poesia in cui si
decanta quanto è bello stare col papà e quanto ci piace festeggiare insieme a
lui. Ma cosa succede se un bambino è figlio di genitori omosessuali ed ha, per
esempio, due mamme (quella naturale e la sua compagna), ma nessun papà? In una
scuola materna romana il problema è stato risolto cancellando la festa del papà
e optando per una generica festa della famiglia ed è scoppiato il putiferio e
così il 19 marzo è divenuto terreno di scontro etico e religioso tra i genitori
che la pensano diversamente. L’obiezione più comune è stata che per non
discriminare un bimbo si è finito per discriminarne trenta, sottraendo loro un
momento a cui avrebbero diritto. Quanti altri bambini in Italia non possono avere
accanto i propri genitori? Penso agli orfani o ai figli di genitori separati,
anche per loro bisognerebbe non vivere questa festa? E dopo? Cancelliamo anche
la festa della mamma per tutti i casi inversi? La questione è destinata ad
aprire una difficile discussione sul fronte delicato che separa etica e
convinzioni personali e vedrà tanti scadere inevitabilmente nella presa di
posizioni che hanno una valenza ideologica e che nulla a che vedere con i
diritti dei bambini. La polemica mi fa tornare alla mente a quanto s’è
polemizzato sulla presenza del crocifisso nelle aule o alla opportunità di
festeggiare il Natale secondo la tradizione cattolica, anche in presenza in
aula di alunni appartenenti a religioni diverse. Certo la pedagogia non può
negare una verità indiscutibile che nasciamo uomo o donna, dall’incontro di un
altro uomo e una donna, ma il nostro schema mentale non può rimanere statico,
mentre la società si evolve. Dobbiamo abituarci a gestire le diversità come un
elemento che arricchisce il nostro vivere sociale, più che impoverirlo.Le
minoranze culturali non devono avere diritto di supremazia, ma almeno diritto
di cittadinanza su quella che è la storia, la cultura e la nostra tradizione.
Siamo abituati a delegare troppo spesso alla scuola e ad altre agenzie
l’educazione dei nostri figli che spetta a noi in prima persona e quello che
possiamo noi, non lo può fare nessuna scuola del mondo. Scrive una mamma: nella
nostra famiglia il papà è in cielo da quasi tre anni, ho detto al più grande
che dal cielo non si torna. Al cielo si va quando è giunto il tempo, ma il papà
ci è andato giovane, la mamma è dispiaciuta, ma la vita è talmente bella, il
papà ci ha così amato e .. un mare di altre cose che non sto a dire. Poi arriva
questa benedetta festa del papà e mio figlio è costretto ogni volta ad imparare
poesie che dicono quanto è bello festeggiare insieme a lui. Ma dico perchè? La
mia logica mi dice che è una crudeltà bella e buona! Ma nessuno lo percepisce.
Ma perchè dobbiamo essere per forza tutti uguali? Siamo diversi, ce lo devono
far pesare per forza! Ne ho parlato con le maestre, mi hanno risposto che i
bambini non si accorgono di nulla, che dicono la poesia al nonno e per loro è
lo stesso. E' evidente che non è lo stesso. Non pretendo che la maestra non
faccia la sua poesia, ma la faccia imparare agli altri; l’anno prossimo spero
di essere arrivata a spiegare a mio figlio come è morto suo papà e mica è
facile, non si può spiegare tutto insieme, ci vuole del tempo. Almeno lo avrà
saputo da me e non da chiunque e avrò avuto la possibilità di sciogliere i suoi
dubbi senza fargliene venire altri. Per le scuole elementari mi sono già
preparata....se trovo una maestra che mi accoglie:chieder alla maestra di dire
ai bambini di preparare insieme alle mamme o ai papà o ai nonni un tema sul
papà...Così lo faremo insieme a casa e io potrò aiutarlo a ricordare, foto alla
mano come era splendido suo papà e tutte le cose che faceva. I temi saranno
corretti dalla maestra e ai fogli su cui saranno scritti verranno attaccati
coccarde, un disegno, un nastro...ecc, fatto dai bambini. Ciascuno lo porterà
al suo papà. Noi lo metteremo nella scatola delle cose preziose. Vorrò spiegare
a mio figlio che la sua è semplicemente una situazione diversa, ma non significa che sia peggiore o
migliore degli altri.
Buona vita a tutti i papà!
maestrocastello
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