E’ arrivato inaspettato Papa
Francesco. A dire la verità, ero dubbioso; ma sono bastate le sue prime parole
per colpirmi, per farmi capire quanto fosse il Papa giusto e mi sono commosso e
lo sono ancora ad ogni suo gesto di austerità e povertà. Papa Francesco ha
fatto centro nel mio cuore, nella mia anima, in pochi giorni ha conquistato il
cuore dei romani, degli italiani e di tutto il mondo. Qualcuno poteva pensare
che tutti i suoi gesti di semplicità dopo l’elezione a Papa fossero studiati,
ma poi abbiamo saputo che è proprio così, una persona del popolo, vicina al
sentire della gente e alla vita quotidiana; anche perché è cresciuto, come
tutti gli argentini, alla severa scuola di una crisi economica gravissima. A
Buenos Aires andava in giro in bus e in metropolitana, si sedeva sulla poltrona
del barbiere a parlare di calcio, è appassionato di tango e prima di farsi
prete ha avuto una fidanzata. Si sentiva il bisogno di rimettere il
Vangelo al centro della vita del
cristiano e chi poteva farlo se non un vescovo che ha seguito una pastorale dei
“barrio” (quartieri) più poveri, delle “villas miserias”, le baraccopoli di
Buenos Aires, a fianco di poveri e prostitute. Papa Francesco mi piace perché è
uomo di gesti più che di parole. Nel suo primo saluto si presenta come vescovo
di Roma, senza far leva sul suo essere Papa, dopo l’elezione riceve l’omaggio
dei 115 cardinali stando in piedi davanti all’altare, senza sedersi sul seggio;
era pronta una lussuosa Mercedes nera ed ha voluto andare in pulmino insieme
agli altri cardinali; indossa la talare bianca, senza mozzetta rossa;
preferisce la sua croce pettorale d’acciaio a quella dorata; ha voluto che
l’anello”piscatorius” fosse d’argento; si reca alla Casa del clero dove
alloggiava per il Conclave, prende i suoi bagagli, saluta il personale e paga
il conto. Potremmo continuare, ma è inutile perché sappiamo di che pasta d’uomo
stiamo parlando; basta dire che dopo la sua prima notte che ha dormito negli
alloggi del Vaticano, al suo risveglio ha scorto la guardia svizzera che era di
guardia, fuori della stanza e gli ha chiesto: “Sei stato qui tutta notte?” Al suo assenso, gli ha offerto
una sedia: “Sarai stanco, in piedi tutto questo tempo, poverino!”. Il nostro
augurio è che questo francescanesimo attraversi l’altra sponda del Tevere ed irrompa nei palazzi del
potere, dove sono in corso decisioni importanti che riguardano il futuro del
Paese e che alle tante parole dette in questi mesi facciano seguito gesti di
cambiamento che possano ridare speranza ad una nazione allo sfascio. Ridursi lo
stipendio non basta, bisogna mettere da parte ogni personalismo e cercare di
partorire a tutti i costi un governo se si vuole che l’Italia riparta. Anche ai
politici piace Papa Francesco e spero tanto che sia arrivato anche a loro il
vento di cambiamento fatto di umiltà, di povertà, di fratellanza e di desiderio
che gli ultimi non restino più indietro.
Buona vita!
maestrocastello
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