giovedì 7 maggio 2009

L'anziano è un cittadino scomodo?


Da qualche settimana Rita Levi Montalcini ha festeggiato un secolo di vita, ricevendo da ogni parte attestati di stima veri e presunti. La cosa fa sorridere se pensiamo che appena due anni addietro l’ex ministro Storace ironizzava sull'età della senatrice, suggerendo di fornirla di un paio di stampelle. L’osservazione di cattivo gusto sarà stata dettata certamente da ragioni politiche, ma offre lo spunto a più di una riflessione. Stiamo parlando di un premio Nobel, una persona di scienza, una senatrice della Repubblica Italiana, una donna simbolo per le altre donne; eppure, diciamoci la verità, quanti di noi non l’hanno spesso guardata come chi è arrivata all’ultima stazione, ma si è scordata di scendere o come una moneta fuori corso, come una banconota da "mille lire" che abbiamo riposto in un cassetto solo per mostrarla agli amici. Penso a tutti gli altri anziani senza notorietà ed al rispetto che abbiamo per loro. Li vedo nelle case di cura, negli ospizi o in squallidi appartamenti; accomunati da un destino comune, tinto di abbandono e tanta solitudine. Qualcuno ha detto che non c'è posto per l'anziano sotto i grattacieli; eppure credo che essi siano fonte di pensieri e di verità e chi è chiamato a vederli, a visitarli, a parlarci e a servirli debba fare un rifornimento giornaliero di questi tesori. Il rispetto per l’anziano è un valore che si sta via via perdendo. Ancora rammento una lettura delle elementari che parlava di un vecchio che viveva in casa del figlio sposato e veniva continuamente maltrattato da sua nuora. Un giorno che erano tutti a tavola, l’anziano signore a cui tremavano le mani fa cadere la scodella colma di minestra; provocando le ire della giovane nuora. Il figlio di questa che nutriva affetto sincero per il nonno si china a raccogliere i cocci sparsi per terra, al che suo padre gli chiede cosa stesse facendo. Il bimbo gli risponde con schiettezza: “Raccolgo i pezzetti e poi li riappiccico insieme, così farò mangiare voi quando sarete vecchi!”. Dio non fa come noi: rispetta l'anziano, perché davanti a lui conta più l'essere dell'avere. Non siamo di fronte a un rudere, siamo vicini a qualcuno che ama, che piange, che prega, che ricorda, che spera.
Non è vero che non possiamo fare più nulla con lui, anche se è triste riconoscere le devastazioni degli anni sulla sua persona. Noi possiamo esser contagiati dal nostro mondo che esalta l'efficienza e, dimenticando, butta ciò che non conta più, ciò che è vecchio e superato. E' impressionante constatare che nelle case di riposo o nelle visite possiamo fare il callo ai suoi mali. Anche se è privato di alcuni doni esteriori, anche se smemora, anche se non produce più, anche se non ha più potere e se ne resta muto in un angolo con gli occhi spenti, la barba non rasata, gli abiti laceri, abbandonato dai figli: è sempre un uomo, una persona umana. L'anziano merita rispetto, ha diritto alla sua dignità, vale più di una banca; anche se deve vivere con la pensione sociale. Un giorno, col suo lavoro manteneva una famiglia intera, oggi deve ricevere dagli altri, sopporta l'umiliazione di dover dipendere. Per questo merita più rispetto: ha bisogno di te!
Il suo non è tanto un bisogno materiale come di rassettargli il letto o curare i suoi mobili, quanto avere un momento per ascoltarlo, rispondergli con un sorriso, fargli una promessa di ritorno; insomma regalargli una speranza anche per il domani che lo faccia riposare sereno.
Ha rispetto per l’anziano chi non ha fretta, chi non si scoccia di ascoltare le solite storie, chi si ricorda delle sue feste, chi sa mantenere un suo segreto o una confidenza, chi si rivolge a lui sempre col sorriso e col titolo che gli apparteneva un tempo, chi gli fa capire che si ha ancora bisogno di lui. Ogni tanto specchiamoci in lui e pensiamo a come saremo anche noi domani.
Cordialmente maestrocastello!

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