venerdì 4 febbraio 2011

"Di qui non si passa!".


Oltre a tanti fatti negativi che racconta la televisione, finalmente ne abbiamo ascoltato uno che ci ha toccato particolarmente durante la puntata di “Chi l’ha visto?” di mercoledì, 2 febbraio.                
Il fatto 
I coniugi Respighi, camperisti di Abbiategrasso e amanti della storia che hanno la passione di girare l’Europa,  nel luglio del 2009 si trovavano nella città russa di Miciurinsk per rendere omaggio ai soldati italiani morti nella Campagna di Russia, vite spezzate troppo presto dalla guerra di cui non sì è saputo più nulla. Durante la visita sono avvicinati da un abitante del luogo che  affida loro molte piastrine di riconoscimento appartenute ad alcuni nostri soldati, allo scopo di riportarle in Italia e consegnarle ai loro parenti”. Un nobile gesto di altruismo, se pensate che quel signore avrebbe potuto ricavarci molto denaro dalla vendita e invece ha preferito che andassero ai familiari dei soldati morti. Una volta tornati in Italia i coniugi Respighi hanno iniziato la loro nobile missione di rendere possibile il ritorno simbolico di ciascun soldato caduto in Russia, consegnando la piastrina di riconoscimento ai  parenti che hanno atteso invano il ritorno dei loro cari per sessantasette anni. Questo è un pezzo d’Italia invisibile, minore,  fatto di solidarietà. La storia  ha toccato particolarmente il pubblico televisivo che nella scorsa puntata di “Chi l’ha visto?” ha assistito alla consegna materiale della piastrina dell’alpino Attilio Cicone a sua sorella Carmela, nella sua casa di Pietransieri, piccolo comune di Roccaraso (L’Aquila). La sorella, un’anziana signora di modi assai semplici, appariva commossa e appagata nel ricevere finalmente un segno tangibile di suo fratello, dichiarando che la sua attesa poteva considerarsi finalmente conclusa. 
Perché quei soldati si trovavano proprio in Russia? si chiederà qualche giovane che ha tralasciato di studiare la seconda guerra mondiale. Sarà utile un piccolo accenno:
la storia :
Tra il 1941 ed il 1943 si era in piena guerra mondiale e l’Italia fascista era impegnata nella campagna di Russia, a fianco di Hitler che aveva deciso di invadere l’Unione Sovietica (dicono  a nostra insaputa).  Mussolini  inviò comunque forze del Regio Esercito  a sostegno dell’alleato tedesco, nel timore di arrivare in ritardo alla spartizione delle risorse di un nemico, la Russia,  considerato oramai sconfitto. Le spedizioni  italiane furono tre:  il Corpo di Spedizione Italiano, l’ 8° Armata Italiana e la Divisione Alpina Julia. Fu un vero disastro, le cifre ufficiali parlano di 26.115 morti, 43.166 feriti e 63.684 dispersi; i soldati italiani impiegati al fronte erano stati circa 220.000. Soltanto la Divisione Alpina  fu  considerata dagli stessi russi imbattuta, essa fu inviata sul fiume Don a proteggere lo sfondamento da sud, al grido di: “ Qui non si passa!”. Nel 1946, a guerra conclusa,  l'Unione Sovietica consentì il rimpatrio di circa 10.000 nostri prigionieri di guerra. “Solo nel 1989 fu possibile la restituzione dei primi resti, in seguito ad una lunga campagna promossa dai reduci per la restituzione delle salme dei caduti. Poi sarà consentito dalle autorità russe l'accesso a 72 dei molti cimiteri di guerra italiani in quel territorio e sarà iniziata l' operazione di rimpatrio di circa 4.000 salme. Ai caduti della "guerra di Russia" è dedicato un tempio a Cargnacco, presso Udine, ove sono raccolti anche gli ignoti.”
la riflessione :
La filmografia ha testimoniato solo in parte le condizioni proibitive dei  soldati italiani nella campagna di Russia: mal vestiti, male armati e mal nutriti; costretti a combattere due nemici contemporaneamente: i russi e una temperatura da -50°. Ero appena un ragazzo negli anni sessanta e anche nel mio paese di nascita, Sant’Agata di Puglia,  ho visto tanti volti di ragazzi dispersi in Russia nei porta-ritratti appesi al collo delle loro madri, mogli o sorelle;  ho visto lacrime sgorgare da occhi sempre fiduciosi di una pur flebile speranza di veder ricomparire i loro cari, come per incanto. Come, simbolicamente, Attilio Cicone è tornato ai suoi cari, spero che altri ancora possano farvi ritorno.
Buona vita!
maestrocastello


(le notizie storiche sono tratte da Wikipedia/

2 commenti:

  1. i commenti qui si sprecano e questo denota quanto è interessante per le nuove generazioni tutto questo nostro dolore.
    Con cordoglio un militare di oggi

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  2. Caro amico le devo dare ragione, eppure questo post è stato letto da più di 200 persone che non hanno ritenuto di lasciare un commento. Il nostro compito, comunque, è non smettere mai di parlarne per non spezzare mai il filo sottile che ancora ci lega al passato. I giovani sono troppo impegnati a guardare il grande fratello e noi non dobbiamo demordere, altrimenti tanti giovani saranno morti invano. La saluto cordialmente.

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