
La favola antica:
Agli inizi del milleottocento i fratelli Grimm scrivono il “flauto magico”. La favola narra che in una cittadina tedesca, Hamelin, sul fiume Weser, un semplice flautista riuscì a liberare l’intera città che era invasa di topi, grazie all’opera del suo flauto magico che attirò verso il fiume milioni di topi che, ammaliati dal suono del suo strumento, affogarono tutti nell’acqua. Il sindaco che pur aveva promesso a quell’uomo una lauta ricompensa, poi non tenne fede alla parola data.
La favola moderna:
Sono trascorsi due secoli esatti da quella data ed oggi, duemilaundici, è stata riscritta una favola analoga a quella e il titolo, poi capirete perchè, potrebbe essere : “Se serve, pago io!” La città questa volta è Fossalta di Piave, a due passi da Venezia ed a scriverla sono stati non due fratelli favolisti di professione; ma un gruppo di quattro maestre, due bidelle e i cittadini di questo simpatico comune della laguna veneta. La fiaba moderna narra di una bimba di colore che frequenta il tempo pieno nella scuola dell’infanzia, chiamata ( ironia della sorte) “Il flauto magico” di Fossalta che improvvisamente s’è vista negare il diritto di sedere alla mensa scolastica di quella scuola, perché sua madre non ce la fa più a pagare nemmeno la quota ridotta di cinquanta euro mensili. Suo padre, ex cassa- integrato si trova ora a lavorare in Francia e sua madre con ciò che lui manda non riesce proprio a campare i loro cinque figli. Come si fa a dire ad una bimba così piccola: Tu non mangi! Una soluzione era stata pur trovata, ascoltate… Le maestre di classe e alcune bidelle avevano deciso di cedere a turno il pasto spettante a ciascuna, pur di permettere alla bimba di restare seduta al tavolo con i compagnetti di classe. La cosa, però, s’è venuta a sapere ed è arrivata alle orecchie del sindaco che ha tuonato: “il buono pasto non è cedibile senza incorrere in danno erariale per il Comune!”. La bambina viene invitata ad andarsene prima di pranzo, lontano dai suoi amici. Questione di soldi, direte? No, solo questione di pura intolleranza. Se il pasto è mio, lo posso dare a chi mi pare; cosa centra il Comune?
Morale della favola :
Appena saputa la storia s’è mobilitato un pezzo d’Italia che ha detto indignata: “Se serve, pago io.” . Un signore del luogo ha subito offerto tre blocchetti di buoni pasto alla famiglia della piccola. I genitori degli altri bambini hanno protestato ed offerto la loro solidarietà alla famiglia , dimostrando il cuore profondo del Veneto che, a prescindere dal colore politico, ha ritenuto inaccettabile la posizione del sindaco e della preside.
Riflessione :
Diciamo subito che in entrambe le favole il sindaco non ne esce proprio bene. Che la parte del pifferaio a Fossalta l'hanno interpretata le maestre ed i cittadini solidali. Avete notato che ho tralasciato di menzionare il colore politico del primo cittadino di Fossalta di Piave? Semplice, perché credo che schierarsi da una parte o dall’altra serva solo a dare un taglio distorto della realtà che ci fa allontanare dal problema reale. Il problema è questa non accettazione del diverso da noi che, quando ci è utile, deve restare nell’ombra, ai margini della nostra vita; quando poi non lo riteniamo più di alcuna utilità, deve addirittura scomparire, perché rappresenta un pericolo per il nostro decoro di persone per bene. Qui non stiamo parlando di rumeni che stuprano, zingari che rubano o delinquenti che ammazzano; ma semplicemente di una bimba di pochi anni che non corrisponde l’importo di buoni pasto ad una scuola. Se sapeste quanto cibo va sprecato giornalmente nelle mense scolastiche! Ve lo dice uno che è invecchiato nella scuola e sa bene di cosa stiamo parlando. Chi ne esce davvero vincente da questa storia è la gente di Fossalta di Piave quando dice: “La scena della bambina che piangeva perché veniva separata dai suoi amichetti ci ha devastato il cuore. Non avevamo e non abbiamo nulla contro l’amministrazione, non facciamo politica! Abbiamo fatto quello che qualsiasi genitore di buonsenso vorrebbe fare”.
Credetemi, questa non è retorica e il sindaco in questione farebbe bene a seguire l'esempio dei suoi concittadini.
Buona vita!
maestrocastello
ma come si fa a togliere il pasto ad una bimba che ha solo la "colpa" di avere tanti fratelli e un papà che non lavora? Ma questo sindaco ha sicuramente una famiglia,dei figli che ogni giorno trovano un pasto caldo e il calore di ritrovarsi tutti insieme a tavola. Chissà se la sera quando andrà a dormire dormirà sonni tranquilli??? Togliere un pasto ad un minore,vietare ad adulti di privarsene in suo favore e veramente VERGOGNOSO.Come sindaco vale proprio zero
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