mercoledì 9 novembre 2011

Chi parla male, pensa male e vive male.


 “ Ma come parla?! ... Senta, ma lei è fuori di testa!! - (parte una sberla) - Come parla?! Come parla?! - (seconda sberla)-  Le parole sono importanti! Ma come parla?!” Ricordate l’incalzare di Michele, protagonista del film "Palombella Rossa" di Nanni Moretti con la sua interlocutrice? La “summa filosofica” di Michele (e di Nanni) è: “Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!” . Abbiamo ereditato dai nostri antenati un lascito importante che è rappresentato dalla nostra lingua nazionale, componente essenziale di italianità ed elemento  fondante della nostra Patria., nonché veicolo essenziale della nostra civiltà.  La lingua italiana,collante essenziale dell’unità nazionale, al pari della cucina, è riuscita ad unirci là dove i governi hanno fallito. Ci pensate che nel1860  erano stati disegnati i confini di un regno, l’Italia, al cui interno gli abitanti non si capivano l’un l’altro? “L’italiano, diceva Carlo Azeglio Ciampi,  una lingua che entra nell’animo dello straniero che ad essa si avvicina e spesso se ne innamora, perché la sente capace, forse più di ogni altra, di esprimere con compiutezza sentimenti e stati d’animo, grazie alla sua struttura ed alla musicalità”.
Poeti e letterati italiani hanno espresso tutta la loro arte attraverso la nostra lingua nazionale che nel corso della storia è divenuta sempre più aulica e sempre più nobile. Le parole sono importanti, è vero; ma noi come parliamo? La lingua è in continua trasformazione. Le parole che usiamo oggi non sono le stesse che usavano i nostri nonni e ancora più indietro, i nostri antenati. Nel tempo la lingua cambia: alcune parole si modificano, altre vengono sostituite, altre ancora si perdono. Nel tempo quindi la lingua si evolve per vari motivi. Prima di tutto bisogna capire la storia. Gli antichi Romani, in Italia, parlavano il latino. Almeno lo parlavano le persone colte, che ci hanno lasciato i loro scritti. Il popolo parlava il vulgus, una lingua di cui non abbiamo nessuna traccia scritta, perché era una lingua orale. Quando i Romani conquistavano dei territori, imponevano la loro lingua ai popoli sottomessi, in tutto l'Impero. La lingua ufficiale era così il latino, ma nei vari territori esso si mescolò alle varie lingue locali: nacquero cosi diverse lingue volgari. Dopo tanti secoli in Italia si stabilì che la lingua volgare fiorentina usata da scrittori e poeti come Dante, Petrarca e Boccaccio diventasse la lingua ufficiale scritta. Da allora, pian piano, quella diventò la lingua comune a tutta l'Italia, l'italiano, mentre le varie lingue volgari parlate nelle diverse regioni divennero i dialetti regionali. Negli altri stati nati dalla disgregazione dell'Impero Romano le lingue volgari hanno avuto i loro percorsi, divenendo lingue nazionali. Per la loro origine comune oggi sono chiamate neolatine (derivanti dal latino), come l'italiano, il francese, lo spagnolo, il portoghese, il rumeno, il ladino e il sardo. Queste lingue, infatti, sono molto simili fra loro. Come tutte le lingue anche la nostra è cambiata nel tempo. Molte parole che una volta si usavano oggi non si usano più: sono parole arcaiche ( ad es. pargolo, donzella, augello etc.), mentre ci sono parole nuove (neologismi) che si aggiungono al nostro uso comune, come cliccare, microonde, euro, bancomat ...). La lingua italiana è un grande organismo vivente, che continuamente si rinnova. Al suo interno ci sono di continuo nuove acquisizioni, che compensano le perdite. Da alcuni decenni, però, la lingua italiana sembra malata, è iniziata;infatti, la sua lenta e progressiva agonia e le cause sono molteplici. La massificazione della cultura ha sminuito l’azione incisiva che un tempo aveva la scuola ed oggi capita anche di vedere che freschi diplomati non sono più in grado di scrivere quattro righe senza commettere una montagna di errori. L’inglese ha fatto irruzione nella nostra vita e, dalla pubblicità alla musica, siamo inondati di termini accattivanti di cui non conosciamo neppure il significato. I nostri ragazzi cazzeggiano con questa lingua e poi sono insufficienti proprio nelle interrogazioni di inglese. Parla come magni! - si dice a Roma. Per ripristinare la forza della nostra lingua bisogna riabituare la gente alla complessità del ragionamento, alla capacità di astrazione, alla riflessione che formula le idee. Lo strumento principe per far questo è la lettura. Per salvare la lingua serve il libro," il pensiero articolato che obbliga al raccoglimento, che stacca il pensiero dal mondo e lo trattiene fra le parole". Solo così potremo riabituarci al chiaro parlare  e riappropriarci, così,  della nostra bella lingua italiana.
Buona vita!
maestrocastello

1 commento:

  1. Ciò che hai ereditato dai tuoi padri devi conquistarlo di nuovo per possederlo veramente. (Goethe)

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