martedì 27 dicembre 2011

Cadono "a grappoli".......


L’ atmosfera lieve del Natale ci ha appena visti intonare l’inno corale alla vita che si rinnova ogni 25 dicembre. E mentre osannavamo alla nascita del  Dio-Bambino in una greppia d’oriente, venivano fatte le stime di quante vite innocenti muoiono, ogni anno, nelle nostre metropoli. Morti a vario titolo: morti sul lavoro, per disastri naturali e per alluvioni, vittime delle inondazioni, delle  frane e morti sotto i crolli dovuti ai terremoti, vittime di incidenti stradali, su strade pericolose e morti causate dall’abusivismo ambientale. E' nato un "cimitero virtuale" sulla rete, dove si può fare visita a queste vittime dell'incuria. Quante morti innocenti dovute alla cultura dei non controlli preventivi, in un Paese dove conta solo lo sporco profitto o l’arricchimento illecito e fatale. L’Osservatorio Indipendente di Bologna riferisce che, dal 1 gennaio al 25 dicembre 2011, sono stati oltre 1100 i morti sul lavoro  e che oltre il 15% di questi lavoratori erano “in nero” o già in pensione. Il lavoro è una guerra che  fa tante vittime e pochi prigionieri. Sono queste le vittime della logica perfida del profitto che viene prima della messa in sicurezza, perché la sicurezza costa. Intanto molte famiglie hanno passato il Natale senza un loro familiare. A loro va tutta la nostra solidarietà. Penso, ad esempio, alla famiglia di Francesco Pinna, lo studente- operaio morto il 12 dicembre, per il crollo del palco al Palatrieste o dell’operaio di Adro, deceduto  il 19 dicembre, in seguito ad un’esplosione in un’acciaieria bresciana. Il numero dei morti è spaventoso, sono cifre da guerra, una guerra combattuta per la sopravvivenza che spesso costringe dei poveri cristi a rischiare la vita per 5 euro l’ora, come nel caso dell’operaio-studente che allestiva il palco per Jovanotti o della bassa manovalanza di nord-africani. Le morti sui posti di lavoro non le chiamerei incidenti, perché sono figlie dell’avidità che se ne fotte delle norme di sicurezza e piscia sui diritti del lavoratore. Questi operai ”usa e getta” cadono, ormai, a grappoli da impalcature in subappalto, schiavi di un tozzo di pane precario e vengono spinti nel vuoto anche dall’indifferenza di chi mostra disprezzo per la vita; sia esso avido imprenditore, piuttosto che garante politico  della messa in sicurezza del posto di lavoro che non garantisce un bel nulla. Siamo stufi dei messaggi di cordoglio delle istituzioni e ci sentiamo oltraggiati dalle false lacrime versate dagli stessi assassini. Non serve a nulla la compassione.  Dobbiamo, piuttosto, pretendere la messa in sicurezza di questo Paese. Non è possibile che appena piove un po’ di più, ci ritroviamo a contare morti a decine. Dobbiamo avere più rispetto dell’ambiente in cui viviamo, uscendo dalla logica dell’omertà, del sottobanco, della mazzetta e del “tutto si compra”.Queste morti inquietanti ci debbono far riflettere ed impegnarci a creare i presupposti perché prevalga finalmente la cultura della vita.
Buona vita!
maestrocastello.

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