sabato 10 dicembre 2011

lo Stato italiano semina, ma non raccoglie.


Impazzano in questi giorni aspre critiche da ogni parte al governo Monti ed alla sua ricetta salva-crisi. Fatti salvi i compensi ai parlamentari che sono i più alti in Europa, i privilegi della chiesa che non intende pagare l’ici nemmeno sui fabbricati adibiti ad uso commerciale ed evitata la  patrimoniale agli italiani facoltosi, per paura che vadano ad investire altrove (come se  non lo facessero già); a pagare il conto della crisi sono ancora una volta i più poveri. Diceva Petrolini :” Bisogna prendere il denaro dove si trova, ovvero,  presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti.” Da uomo che ha passato molti anni nella scuola, ho atteso con curiosità il nome del nuovo ministro dell’istruzione pubblica. All’annuncio che era stato nominato il professor Profumo, evviva, mi son detto; finalmente cambierà qualcosa per la scuola, ora che a guidarla c’è un uomo di cultura e con un passato di ricercatore di livello.  La ricetta Obama per sconfiggere la crisi americana  è stata d’investire molto su scuola, ricerca ed innovazione; farà lo stesso questo governo  o si comporterà come i precedenti? Che cosa strana, per la cultura l’Italia investe solo, ma non raccoglie. Ogni ingegnere che esce dal Politecnico  e va a fare ricerca negli USA costa 700.000 euro allo Stato italiano, tra elementari, medie, liceo ed università e poi regaliamo questo patrimonio agli americani. I nostri bravi ingegneri che vanno all’estero,  è là che portano le loro conoscenze, le loro capacità ed è sempre là che creano posti di lavoro e vi pagano le tasse.  Nella puntata del 13 ottobre Enrico Lucci di “Le Iene” ha raccontato la storia di Loris Degioanni , giovane ingegnere informatico di un paesino del cuneese che è stato capace di capitalizzare negli Stati Uniti la sua fresca laurea conseguita al Politecnico di Torino. Loris ha fondato in California un’azienda software con trenta  dipendenti,  di cui 15 sono giovani laureati italiani, usciti sempre dal Politecnico e che lui ha convinto a raggiungerlo in America, prima per 3 mesi e poi ci sono rimasti stabilmente. Ora la sua azienda l’ha venduto ad una multinazionale americana, con tutto il personale.  Loris che ha appena 36 anni, dopo soli dieci anni di permanenza oltreoceano, ha ora un conto in banca di diversi milioni di dollari. La storia di Loris e dei quindici ingegneri che l’hanno seguito in California ci racconta che il sistema scolastico italiano e la nostra università sono ancora capaci di sfornare talenti e che sarebbe sbagliato pensare che da noi tutto sia da buttare. Ci dice anche che seminiamo bene e poi non siamo in grado di sostenere la ricerca e farla fruttare qui da noi. Ci fa capire quanto sia miope la nostra classe politica e quanto abbia paura di rischiare; quanto le generazioni più mature siano incapaci di riconoscere nei giovani le grandi potenzialità per far ripartire questo nostro Paese malandato.  La Pew  Research Center  di Washington che studia trend americani e mondiali, ha chiesto a giovani di tutto il mondo: “ Quanto pensate che il vostro futuro e la vostra realizzazione dipendano da fattori esterni alla vostra volontà?”.  Negli USA si ritiene che questi fattori pesino per il 30%, in Francia per 50% ed in Italia addirittura per il 70%. Questo spiega quanto da noi prevalga il sentimento di paura e di rinuncia. Dobbiamo cambiare mentalità lavorando molto sul nostro modo di pensare, per garantire la possibilità ai nostri giovani di misurarsi con il mondo ed invogliarli a credere maggiormente nei propri sogni. I nostri ragazzi valgono e non devono perdere il loro diritto alla speranza. Spetta a noi , generazioni adulte, incoraggiarli e sostenerli e  far capire loro che provare a rischiare ci si guadagna solamente.
Chi ha il coraggio di  coltivare  le proprie passioni, non resta mai deluso.
Buona vita!
maestrocastello

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