venerdì 23 dicembre 2011

Gli ultimi giorni di Pompei.


Se l’eruzione del Vesuvio nel 79 d. C. era stata capace di distruggere la città di Pompei, oggi, l’incuria, l’abbandono e  l’incapacità della politica, sono i responsabili di una nuova devastazione. E’ di questo pomeriggio la notizia dell’ennesimo crollo negli Scavi di Pompei. Questa volta è toccato  ad uno dei pilastri che sorreggono il pergolato esterno della Domus attribuita erroneamente a Loreio Tiburtino, ma che apparteneva in realtà ad Octavius Quarto, come risulta dall’incisione su un anello-sigillo (rinvenuto negli anni ’50 presso l’ingresso), che riporta il nome del vero proprietario. Si tratta del pergolato che sovrasta una delle due vasche a forma di T (dette eurìpi) che sono nel giardino della villa. Una delle due vasche, quella vicino a cui c'è stato il crollo, è divisa in tre parti e veniva utilizzata per pescare i pesci; l'altra, circondata da statue di struttura egiziana (molto diffuse all'epoca tra la gente ricca dell'Italia) era invece solo ornamentale. E’ davvero singolare come si cerchi ogni volta di sminuire l’accaduto con frasi del tipo:”era un’area di scarso interesse” o “si tratta di un elemento isolato, senza alcun rilievo artistico”. Intanto a Pompei i crolli si ripetono in modo costante: a novembre 2010, il crollo di una porzione importante  della “Casa dei Gladiatori”, appena un mese dopo, cedono due muri della “Casa del Moralista” (per fortuna, senza affreschi); oggi raccontiamo il crollo di un pilastro di una domus e domani, cosa ci dobbiamo aspettare? Di questo passo rischia di scomparire il sito archeologico più importante  del mondo, fiore all’occhiello di un’Italia che è in cerca di rilancio economico e non si accorge che avrebbe la soluzione fra le mani, se solo investisse in arte e cultura. L’Italia è uno scrigno colmo di beni artistici e culturali da far invidia al resto del pianeta. Questa non è una novità. Deteniamo ben il 5% dell’intero patrimonio storico-artistico mondiale, ma non riusciamo a tutelarlo come si deve. Voi direte che servono  milioni di euro e una nazione in crisi come la nostra non se lo può proprio permettere? Sentite cosa vengo a scoprire: l’Europa ha creato un fondo chiamato “Attrattori Culturali”, dotato di 808 milioni di euro che finanzia piani di intervento per la conservazione di siti archeologici e beni artistici. Sapete qual è la percentuale di  soldi che l’Italia aveva chiesto all’Europa al 30 aprile del 2010, per accedere a questo fondo? Zero euro!  Avete capito bene: l'Italia non ha avuto bisogno neppure di un euro!  Come se non avessimo  beni da conservare. Pensate che bastava inviare  a Strasburgo un semplice progetto, ma nulla e con tanti giovani archeologi a spasso. Pompei dispone  attualmente di un solo archeologo e ne servirebbero almeno altri otto. Quanti posti di lavoro si potrebbero creare con i  tesori d'arte che abbiamo a nostra disposizione; ma non si muove foglia!
Questo modo folle di fare politica sta facendo più danni di quelli che fece il Vesuvio nel 79 d. C. e beni come Pompei, dichiarati dall’UNESCO “Patrimonio Mondiale dell’Umanità”, perché costituiscono una testimonianza completa e vivente della società (che non hanno un equivalente in nessuna parte del mondo), rischiano di essere solo un ricordo da sfogliare sulle pagine di un libro.
Buona vita!
maestrocastello

Nessun commento:

Posta un commento