domenica 29 settembre 2013

Italia vendesi

E’ tempo di saldi: l’Italia è in vendita, o meglio, le punte di diamante della nostra economia sono svendute sul mercato internazionale; proprio mentre giungono dalla Germania lezioni di come si fa la politica. Complice la crisi economica, i colossi mondiali sono pronti a fare super-affari nel nostro belpaese ed azzannano i nostri gioielli, portandoseli a casa a prezzi stracciati. Il mercato è così: chi ha fame vende, chi ha soldi compra. Lo scippo di Telecom ed Alitalia da parte di spagnoli  e franco-olandesi non arriva all’improvviso, ma parte da lontano. L’Italia si va man mano sgretolando: negli ultimi vent’anni abbiamo dato via interi spezzoni del comparto industriale, dalla chimica alla  grande distribuzione. Molti marchi che erano un vanto del made in Italy sono stati acquisiti da concorrenti stranieri, non solo da multinazionali occidentali; ma anche da Paesi emergenti come il Brasile, la Cina,  e l’India, la Russia e soprattutto la penisola araba. Qualche esempio? È presto fatto Bernard Amault è proprietario della Lymh che non è solo il padrone incontrastato di Bulgari, ma anche di Emilio Pucci, Acqua di Parma e Fendi. Ppr controlla Gucci, la francese Pinault controlla Bottega Veneta, Sergio Rossi e come prossimo obiettivo mira addirittura alla Edison, colosso energetico italiano. Gianfranco Ferrè è stato ceduto a Paris Gruop di Dubai, la Safilo è finita nelle mani del gruppo olandese Hal Holding. Per non parlare del settore alimentare italiano che viene continuamente saccheggiato: la francese Lactalis ha messo le mani su Parmalat, Galbani, Invernizzi, Cademartori e Locatelli. La Standa è diventata austriaca, persino Cova, la pasticceria modello di Milano è finita in mani francesi e che dire delle aziende vinicole del Chianti che vengono acquistate non più solo da inglesi e francesi, ma da cinesi e indiani? I thailandesi hanno comprato l’Inter, gli americani la Roma; manca solo che ci vendiamo davvero la Fontana di Trevi  e siamo apposto. Vi domanderete: e la politica dov’è? E’ assente!  L’unica preoccupazione del Presidente della Repubblica Napolitano è di preservare una fragile stabilità politica e il già debole governo delle larghe intese che proprio in queste ore sta per sciogliersi, per l’irresponsabilità di una schiera di parlamentari che si sono dimessi in massa, compresi i ministri di quella parte politica, preoccupati più di salvare il culo al loro padrone che a fare il bene del nostro Paese e proprio quando  ne avrebbe più bisogno. A Cernobbio, poche settimane fa, gli strateghi  della politica,  per fare cassa, hanno avanzato proposte che mirano a disfarsi di colossi quali Eni, IRI, Finmeccanica e metterli in mano dei privati.Sappiamo bene gente come Colaninno padre o Bernabè come hanno curato le aziende a loro affidate.  Di questo passo l’Italia non solo non aggancerà la ripresa, ma brucerà le sue residue risorse economiche e umane, procedendo in una desertificazione ad altissimo rischio per il proprio futuro. Siamo un Paese debole che vende i suoi pezzi migliori e non ha uno straccio di strategia industriale. Finirà che perderemo gradualmente tutte le nostre aziende e con queste i loro utili che finiranno tutti all’estero. Per non parlare della forza lavoro che si perderà, soprattutto quella dirigenziale e più specializzata. Speriamo che questa lezione serva d’esempio agli italiani, a far capire che di questi politici non sappiamo che farcene, che l’immobilismo danneggia il paese ed è complice della cattiva politica ed allora è meglio cambiare totalmente questo governo e i suoi governanti e sperare che le cose volgano al meglio.

Buona vita!

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