Il gioco è
figlio del tempo e si adatta al contesto sociale in cui si svolge. Un tempo ci
accontentavamo di giocare a bottoni ed oggi ci si diverte con la playstation.
Ora i giocattoli dei bambini sono tutti preconfezionati dalle industrie, mentre
un tempo i piccoli si costruivano da soli gli strumenti del proprio passatempo.
Allora non disponevamo di mezzi e i giochi erano confezionati con materiali
poveri e di fortuna; che so io: bottoni, semi di cachi, ossi di pesche, biglie
di vetro, tappi di bottiglia o semplici sassetti e ci si divertiva lo stesso. I
nostri giochi si svolgevano quasi esclusivamente per strada, al contrario di
oggi che c’è la possibilità di avere spazi attrezzati. Uno dei miei giochi
preferiti era la costruzione della carrozza, un mezzo di locomozione
rudimentale, da cui la Ferrari ci avrebbe poi
rubato l’idea per realizzare le “rosse” per la Formula Uno. Ridiamoci
sopra! La nostra officina non era Maranello, ma un muretto del paese, dove ci
appostavamo a gruppetti per dar vita alla nostre fuoriserie. Il materiale
consisteva in quattro tavole di fortuna,
un perno per lo sterzo, dei chiodi e la cosa più difficile da rimediare erano i 3 cuscinetti d’automobile da
mettere come ruote. Una volta rimediati quelli; la squadra si metteva al
lavoro. Senza saperlo, mettevamo in atto tutti i tratti educativi che deve
avere il gioco: inventiva, manualità, costruzione, lavoro di gruppo e
socializzazione. A lavoro finito veniva il bello: bisognava fare il collaudo!
Sempre una questione a chi doveva montarci per primo. Una volta stabilite le
precedenze, si sceglieva una strada in discesa e il gioco era fatto. Le strade
di Sant’Agata un tempo erano fatte di ciottoli levigati dal calpestio della
gente, ma sempre ciottoli erano e creavano problemi di viabilità alla carrozza.
Una volta partiva una ruota, un’altra volta lo sterzo e subito di ritorno verso
i box. A me piaceva viaggiare tutto disteso sulla pancia, altri stavano in
piedi e governavano lo sterzo per mezzo di cordicelle; ma la cosa più
divertente era quando uno diceva:”tutti in carrozza!” e montavamo in tanti. La
carrozza appesantita acquistava velocità man mano che si scendeva, finché ci
sbalzava tutti per terra ed era una risata generale. Anche se ti facevi male
non lo davi mai a vedere. Che tempi! Mi piacerebbe che i nostri figli
riscoprissero i giochi di un tempo, perché sono certo che il recupero dei
giochi tradizionali rappresenta per loro la riscoperta della storia di noi
padri che è poi anche la loro storia, delle proprie origini e del senso di
appartenenza..
Buona vita!
maestrocastello
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