martedì 22 ottobre 2013

La carrozza.

Il gioco è figlio del tempo e si adatta al contesto sociale in cui si svolge. Un tempo ci accontentavamo di giocare a bottoni ed oggi ci si diverte con la playstation. Ora i giocattoli dei bambini sono tutti preconfezionati dalle industrie, mentre un tempo i piccoli si costruivano da soli gli strumenti del proprio passatempo. Allora non disponevamo di mezzi e i giochi erano confezionati con materiali poveri e di fortuna; che so io: bottoni, semi di cachi, ossi di pesche, biglie di vetro, tappi di bottiglia o semplici sassetti e ci si divertiva lo stesso. I nostri giochi si svolgevano quasi esclusivamente per strada, al contrario di oggi che c’è la possibilità di avere spazi attrezzati. Uno dei miei giochi preferiti era la costruzione della carrozza, un mezzo di locomozione rudimentale, da cui la Ferrari ci avrebbe poi  rubato l’idea per realizzare le “rosse” per la Formula Uno. Ridiamoci sopra! La nostra officina non era Maranello, ma un muretto del paese, dove ci appostavamo a gruppetti per dar vita alla nostre fuoriserie. Il materiale consisteva in quattro tavole di fortuna,  un perno per lo sterzo, dei chiodi e la cosa  più difficile da rimediare erano i 3 cuscinetti d’automobile da mettere come ruote. Una volta rimediati quelli; la squadra si metteva al lavoro. Senza saperlo, mettevamo in atto tutti i tratti educativi che deve avere il gioco: inventiva, manualità, costruzione, lavoro di gruppo e socializzazione. A lavoro finito veniva il bello: bisognava fare il collaudo! Sempre una questione a chi doveva montarci per primo. Una volta stabilite le precedenze, si sceglieva una strada in discesa e il gioco era fatto. Le strade di Sant’Agata un tempo erano fatte di ciottoli levigati dal calpestio della gente, ma sempre ciottoli erano e creavano problemi di viabilità alla carrozza. Una volta partiva una ruota, un’altra volta lo sterzo e subito di ritorno verso i box. A me piaceva viaggiare tutto disteso sulla pancia, altri stavano in piedi e governavano lo sterzo per mezzo di cordicelle; ma la cosa più divertente era quando uno diceva:”tutti in carrozza!” e montavamo in tanti. La carrozza appesantita acquistava velocità man mano che si scendeva, finché ci sbalzava tutti per terra ed era una risata generale. Anche se ti facevi male non lo davi mai a vedere. Che tempi! Mi piacerebbe che i nostri figli riscoprissero i giochi di un tempo, perché sono certo che il recupero dei giochi tradizionali rappresenta per loro la riscoperta della storia di noi padri che è poi anche la loro storia, delle proprie origini e del senso di appartenenza.. 
Buona vita!
maestrocastello

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