mercoledì 16 ottobre 2013

Non dimentico le Fosse Ardeatine.

E’ morto il boia centenario Piebke ed è iniziato il previsto carosello mediatico, l’apoteosi di quell’accanimento che s’è consumato in questi ultimi anni contro un rottame di guerra. Sinceramente non so bene a cosa sia servito scortare continuamente con centinaia di poliziotti uno incerto sulle gambe, tenere costretto in una detenzione virtuale un centenario in compagnia del suo amico e avvocato e che usciva tranquillamente a fare la spesa. A mio avviso, è stato solo teatro, in un’Italia che lascia libera circolazione a feroci assassini degli anni di piombo che scrivono libri e partecipano a talk-show. Quanta falsità! Eppure una qualche riflessione è d’obbligo in questa circostanza. In primis, va  ripensato il feroce eccidio delle Fosse Ardeatine, dove furono soppresse 335 vite umane e che il tempo non potrà mai cancellare. Come non ricordare la tesi sempre sostenuta da questo capitano tedesco di aver solo ubbidito agli ordini di una guerra spietata. Allora perché non c’è mai stato un solo cenno di pentimento? Si sentiva nel giusto avendo eseguito l'ordine di dare la morte, non a maiali, ma 335 persone come lui?  Dove sta la coscienza di un uomo? La cosa grave è che i fatti dolorosi della guerra non abbiano insegnato nulla a quei giovani che ieri ad Albano inneggiavano al loro capitano. E noi altri? Credo che non dobbiamo covare sentimenti di vendetta che servono solo ad esacerbare gli animi, specialmente se ci dichiariamo cristiani; piuttosto dobbiamo scongiurare che di Fosse Ardeatine non se  ne ripetano in futuro. Mi viene, infine, di pensare a quest’uomo che sta per raggiungere quei 335 che il 23 marzo del 1944 spedì fra le stelle e a ciò che si diranno fra loro e sono quasi sicuro che quei poveretti sapranno mostrare più pietà di noi viventi.
Buona vita!

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