domenica 14 giugno 2009

Ultimo giorno di scuola.





Sono in fila dal fornaio e la commessa sta servendo una mamma con bambino al seguito che ha appena ordinato due vassoi di pizzette assortite da portare a scuola del figlio. “Oggi è giorno di recita e poi il rinfresco in classe!”. Mi sovviene improvvisamente di essere stato, fino ad un anno fa, un maestro elementare e di aver vissuto tantissimi ultimi giorni di scuola. A dire il vero, ero un tantino infastidito dal clima di” fine anno” : scolaresche che provavano spettacoli fino alla noia, bambini sempre più stressati e distratti; maestre spesso in preda ad attacchi d’ansia per la paura di non arrivare pronte il giorno della recita. La recita è un utile banco di prova che aiuta a socializzare, a superare la paura di parlare davanti ad altre persone e diventare meno timidi e disinibiti. La mia idea è stata sempre di coinvolgere il più possibile gli alunni a realizzare il progetto di recitazione: nella scelta del copione, nella riscrittura delle parti, nella preparazione delle scene, nella scelta dei costumi e delle musiche. Gli alunni vanno coinvolti tutti indistintamente, non solo i più bravi; poiché si tratta di un progetto dell’intera classe e non di un gruppo. Ai più timidi anche una parte breve servirà per disinibirli. L’allestimento del ”Ritorno di Ulisse” con la quinta classe dello scorso anno mi ha strabiliato per le scoperte fatte sui miei alunni: capacità canore di alcuni, scelta dei costumi azzeccatissima, capacità di smontare e rimontare una scena in pochissimo tempo, preparazione collettiva dei materiali (la nave di Ulisse, fatta con compensato, corde e cartone e sapientemente dipinta a mano dai ragazzi sembrava vera; tanto da essere stata donata alla scuola che ancora la conserva). La recita non deve rappresentare tanto la soddisfazione per il genitore di vedere il figlio sul palco; quanto per far scoprire al ragazzo le proprie capacità.
Non sto a parlare di tanti altri momenti che sono un classico di un fine d’anno scolastico, ma di uno in particolare, sì, mi piace ricordare: il gavettone!
Già l’avevo concesso in quarta classe e mi pareva scontato accordarlo nell’anno conclusivo. Il giorno era stato scelto nel mio turno di mattina: i ragazzi tutti provvisti di cambio biancheria e tanti, ma tanti palloncini. L’anno prima tutto era filato liscio, nonostante le obiezioni dei bidelli. In quinta, il gavettone è diventato un terzo conflitto mondiale. I ragazzi hanno proprio esagerato, sotto l’occhio impassibile del maestro che ha concesso di tutto e di più. Non solo hanno bagnato gli indumenti da battaglia; ma anche i ricambi e i ricambi dei ricambi! Il salone scelto come spogliatoio maschile era ridotto ad una pista da sci: rincorse, scivolarelle e tantissime risate. Le bambine è meglio non parlarne: tutte in costume da bagno e biancheria stesa nel cortile interno della scuola!
Che dite, i ragazzi se ne ricorderanno? Auguro per loro ancora tanti bei momenti spensierati!
Con affetto, il vostro maestrocastello.

1 commento:

  1. certo che ce lo ricordiamo è stato il periodo più diverternte con tanto affetto. (stamattina andiamo a vedere i quadri PAURA
    Clauia e Rebecca

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