venerdì 13 novembre 2009

Il pittore che dipingeva i cavalli. (Carlo Acciari)



Non senza un velo di malinconia ripenso alla promessa che ci eravamo fatti, io e Carletto, non più tardi dell’agosto scorso e cioè di realizzare un’intervista in cui parlavamo esclusivamente della sua pittura. Il tempo però, come un cavallo imbizzarrito, corre veloce e non ti lascia il tempo di programmare alcunchè.
Carlo s’è appena ricongiunto a suo figlio Roberto che sempre piangeva ed io sono qui a rimediare, in qualche modo, a quella mancata intervista. L’ultima estate ho trascorso molto tempo in sua compagnia. Ora mi chiedeva consiglio per piccoli lavori, ora mi mostrava un suo quadro appena ideato, ora voleva semplicemente parlare. Mi portava nel suo giardino, all’ombra di una tettoia apriva una birretta e... iniziava a ricordare fatti e personaggi del passato: la conoscenza diretta dei grandi personaggi della pittura come Picasso, De Chirico, Guttuso o quelli della Roma bene che gli avevano fatto visita nel suo studio alla Garbatella. lo incalzavo a parlare di ciò che era per lui la pittura e quale messaggio volesse lanciare ai non addetti ai lavori, per avvicinarli a questa splendida arte e mi rispondeva :”la pittura non è imitazione! La pittura è creazione, è immediatezza! Spesso comincio a sporcare una tela con una precisa idea in testa e va a finire che ne realizzo un’altra che s’è intromessa nel frattempo nel mio pensiero. Gli chiedo da cosa nasce la predilezione a raffigurare i cavalli e mi confida che coltiva fin da piccolo questa passione, che ha dimestichezza con questi splendidi animali, ne conosce ogni tratto e riconosce in loro comportamenti che ravvisa anche nel carattere degli uomini: fierezza, impulso e voglia di esprimersi in tutta libertà. Il segreto della sua arte parte da un ammasso informe di colori, attraverso tratti sapienti ed essenziali prende forma questa vigoria animalesca che è la metafora di una natura che scalpita nei suoi pennelli, vogliosa di prendere corpo sotto forma di indomiti cavalli. Sono affascinato dalla piega della conversazione e gli chiedo quale sia il suo percorso artistico e lui mi parla del suo interesse per l’impressionismo pittorico. Carlo è presto attratto da maestri quali Monet, Degas, Renoir e soprattutto Paul Cèzanne e dal loro atteggiamento artistico fatto di amore di sintesi, eccitazione mentale, combustione cromatica ed esplosione luminosa. Anche quando non dipinge cavalli, ma semplicemente scene del suo quartiere; i tratti repentini, la scelta dei colori, il rimarcare del particolare induce lo spettatore a vedere oltre e cioè : Carlo dipinge la condizione umana! Parla a raffica e s’infuria con se stesso se non ricorda un nome o un particolare. Poi mi confida che è rammaricato per non aver studiato abbastanza e di avere lacune in tanti campi del sapere e ciò gli è valso qualche critica riduttiva in campo artistico. Lo vedo stanco, affaticato forse per il caldo inverosimile dell’ultimo agosto ed allora mi congedo. Di lì a qualche giorno mi richiama e capita che mi impartisce una dimostrazione pratica di pittura. Su cartoncino ammucchia una varietà di tinte e decidiamo insieme che realizzerà un paesaggio marino: da quell’iniziale ammasso prendono forma in successione cielo, mare, scogli, imbarcazioni in una sfumatura di tinte dalle tonalità le più diverse e tutto in un battibaleno! Lui si scalda, gli passa tutta la stanchezza precedente e gioca con le parole e ancor più con i colori: è tornato Carlo dei bei tempi! Proprio al centro di quel paesaggio, mi confida: vuole s’intuisca la presenza del Divino, espresso da un gioco sapiente di colori. Nasce qui una disamina di come lui sia sempre stato alla ricerca del Divino in ogni cosa, nell’arte come nella vita in genere. Ed io sono sempre più affascinato da quel ragazzo ottantenne che, da spirito libero, è consapevole dei suoi limiti e si pone domande e si immagina risposte su temi così alti. Ora Carlo se n'è andato alla chetichella. Al suo funerale la gente della sua Garbatella che lo considerava uno di loro, era serena e consapevole che quando muore un artista, è solo il corpo che ci abbandona; perchè il suo spirito aleggia sempre nel cuore e sulla bocca della gente che gli ha voluto bene. Grazie Carlo, per i bei pomeriggi trascorsi in tua compagmia, per le tue lezioni di arte; ma, soprattutto, grazie per la tua lezione di vita.
maestrocastello

7 commenti:

  1. Carlo il tuo sorriso e i tuoi cavalli ci mancheranno Arte Profumi......

    RispondiElimina
  2. girare lo sguardo verso la sua grande terrazza e sapere di non vederlo più mentre con mano a visiera diceva sempre "a giova' ce sei? nun te vedo perchè ce sbrocco poco!!" o sentire il suo fischio di famiglia che ormai era diventato anche nostro provoca in me malinconia e nostalgia dei momenti passati in quest'ultima estate. carlo la tua simpatia mi mancherà sempre

    RispondiElimina
  3. Ciao Carlo, ti conoscevo da quando sono nata, ed hai lasciato un vuoto grandissimo, sei stato unico dando a noi ragazzi del lotto un pezzetto della tua esperienza di vita e di artista in modo così colorato che solo tu sapevi fare.
    Ci mancherai

    RispondiElimina
  4. ciao carlo non riesco a credere alla cosa!! non mi sembra vero!! ricordo nel tuo studio insieme alla mia ragazza il giorno che a roma diluvio' di brutto di 2 anni fa'.tu grande artista ci facesti entrare nel tuo studio e mentre ci davi una dimostrazione della tua bravura, ci raccontavi tutta la tua vita e noi ad ascoltarti a bocca aperta, e tu menestrello ci insegnavi molte cose della vita a noi ragazzi poi devo dire sei stato un grande uomo e un grande artista perche' mi vendesti una tua opera accontentandoci sul prezzo,e mi dicesti in romanesco mentre ci accompagnavi con un filo di malinconia alla porta" basta che sei contento nun te preoccupa' piate l'opera che hai scelto,io quello che ve chiedo de'ricordavve de venimme a porta' i fiori bianchi quanno moro e a salutamme" io a queste parole l'ho guarsto dicendogli ma che scherzi devi campa' 100 anni e lui e''''.... lo sai quanti anni ho e mi disse l'eta' che dissi maestro non sembra a ffatto siete un ragazzino e lui contento disse dateme un bacetto cosi lo salutammo. e ad oggi non mi sembra vero un grande uomo il migliore di tutti anche perche' non so' dove sei altrimenti i fiori te li portavo pero' una cosa ti posso dire che mi ricordero' di te sempre e credo valga piu' dei fiori. ciao carletto acciari il tuo gesto di bonta' nel farmi acquistare quella tua opera restera' sempre con me nei miei ricordi,perche' sei come l'eterna roma indimenticabile

    RispondiElimina
  5. Grazie Maestrocastello,
    per il MERAVIGLIOSO ricordo di Carlo che leggo solo ora e ti comunico quanto segue:
    L'associazione Il Tempo Rirovato il 12 novembre 2009 ha fatto richiesta di denominare la famosa scalinata dipinta per più di 60 anni da Carlo in SCALINATA CARLO ACCIARI. Il Comune di Roma dipartimento Cultura Direzione Servizio amministrativo della Commissione di Toponomastica HA RICHIESTO UNA SCHEDA BIOGRAFICA, CHE L'ASSOCIAZIONE HA SPEDITO CON LE FIRME RACCOLTE NELLA FESTA PER LA CULTURA, SVOLTASI PROPRIO SU DETTA SCALINATA E DOVE CARLO PARTECPAVA AMICHEVOLMENTE DA MOLTI ANNI- DIVISO TRA LA SCALINATA E LA VLLETTA, LUOGO DOVE SUONAVANO I FIGLI ROBERTO E AUGUSTO, I FAMOSI ACCIARI BROTHERS.ALLA FESTA PER LA CULTURA QUEST'ANNO AUGUSTO HA SUONATO SEMPRE ALLA VILLETTA DA SOLO SENZA FRATELLO E PADRE.... MA SAPEVA DI ESSERE IN COMPAGNIA...
    la scheda biografica é stata spedita.IL MUNICIPIO HA DECISO CHE LO STUDIO DI CARLO ACCIARI DIVENTI LUOGO MUSEALE, PER NARRARE AI POSTERI LA STORIA DI UN ARTISTA E DELL'ARTE SEMINATA NEL MONDO TRA CUI LA STORIA DELLA GARBATELLA CHE CARLO HA FATTO CONOSCERE TRAMITE LE SUE TELE ESPOSTE DA SEMPRE IN TUTTE LE SUE MOSTRE ED IN PARTICOLARE A MARGUTTA. IL TEMPO RITROVATO DAL FEBBRAIO 2010 HA DEDICATO A LUI IL PREMIO FANTASIA DI GARBATELLA ULTERIORI INFO SCRIVRE A fatagarbatella@garbatella.org OPPURE www:garbatella:org

    RispondiElimina
  6. Il tuo commento, fatagarbatella, arriva a proposito. E’ il primo agosto al mare senza Carletto: Ci manca (è vero) l’artista; ma ci manca soprattutto fisicamente l’uomo dinamico, stravagante, pronto a regalarti battute e sempre prodigo di sorrisi, ci manca l’amico curioso e confidenziale che domandava consigli e ne elargiva soprattutto in fatto di gusto. Carlo rendeva interessante certi pomeriggi in cui la calura ti sfianca e dopo una chiacchierata con lui eri certo di non aver sprecato tempo; perchè avevi appreso qualcosa di nuovo. Lo vedevo di primo mattino intento a dipingere all'ombra della veranda ombreggiata di casa e poi sempre indaffarato in giardino e in giro sulla sua bici tipo ”Graziella”che pareva Speedy Gonzales per le stradine del comparto e a mezzo mattino indossava uno dei suoi stravaganti cappellie partiva per il solito giro in spiaggia, dove conosceva tutti. “ Carlo, l’alberello di prugne è stracarico, sono piccoline, ma buonissime. Il tuo giardino è in perfetto ordine e quando mi affaccio, mi sembra sempre di vederti seduto al fresco del gazebo. Sicuramente ho le traveggole, penso; ma le illusioni, come sai, aiutano a vivere ed è il ricordo che ci aiuta a trattenere dentro di noi le persone care. Ciao Carletto, manchi a tanti di noi!

    RispondiElimina