mercoledì 6 ottobre 2010

Nutrirsi gli uni gli altri.


In un mondo in cui prevale l’interesse personale, dove gruppi di persone economicamente avvantaggiate rispetto ad altri gruppi della stessa compagine sociale si adoperano con ogni mezzo per mantenere ed ampliare il proprio stato di vantaggio, appoggiando le organizzazioni politiche e sindacali più conservatrici ; mi chiedo spesso cosa spinga tante persone a fare del volontariato? Forse per seguire i dettami del Vangelo?: “Amerai il tuo prossimo come te stesso” Però sono molte le associazioni laiche e molti sono i volontari non cattolici che prendono la via del volontariato per realizzare se stessi, aiutando i meno fortunati! Dando un ripasso al significato del termine egoismo leggiamo: “Per egoismo si intende un insieme di comportamenti finalizzati unicamente, o in maniera molto spiccata, al conseguimento dell'interesse del soggetto che ne è autore, il quale persegue i suoi fini anche a costo di danneggiare, o comunque limitare, gli interessi del prossimo. La radice del termine è la parola latina ego, che significa io…” L’opposto dell’egoismo sociale è l’altruismo, ovvero la solidarietà; quella predisposizione, desiderio o volontà di interessarsi al benessere dei propri simili, senza compenso e senza esservi obbligati. Penso comunque che anche l’atto di altruismo non sia totalmente disinteressato , in quanto vi sarebbe sempre un beneficio secondario per il donatore, attraverso le gratificazioni che può ricevere in cambio del suo gesto di generosità: ad esempio il senso di autorealizzazione, di autostima e di riconoscimento sociale. Vi sembrerà un po’ strano, ma anche in un atto di altruismo c’è il segno di un “egoismo antico e sano/ di chi non sa nemmeno/ che fa del bene a sé e all’umanità”, come cantava Giorgio Gaber in una sua canzone. Insomma sono sempre più convinto che chi fa del bene agli altri, lo stia facendo in fondo anche a se stesso. A tal proposito ho scovato una storiella sul web che vi propongo:

"Un sant'uomo ebbe un giorno a conversare con Dio e gli chiese:
-Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno.
Dio condusse il sant'uomo verso due porte. Aprì una delle due e gli permise di guardare all'interno. Al centro della stanza, c'era una grandissima tavola rotonda. Al centro della tavola, si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. Il sant'uomo sentì l'acquolina in bocca. Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato. Avevano tutti l'aria affamata. Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia.
Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', ma, poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio, non potevano accostare il cibo alla bocca. Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze. Dio disse:- Hai appena visto l'Inferno!
Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l'aprì. La scena, che l'uomo vide, era identica alla precedente. C'era la grande tavola rotonda, il recipiente colmo di cibo delizioso che gli fece ancora venire l'acquolina. Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici. Questa volta, però, le persone erano ben nutrite e felici e conversavano tra di loro sorridendo. Il sant'uomo disse a Dio: -Non capisco! -E' semplice, rispose Dio, dipende solo da un'abilità. Essi hanno appreso a nutrirsi gli uni gli altri mentre gli altri non pensano che a loro stessi.
(da Yahoo Italia/ Answers)
Buona vita!
maestrocastello

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