mercoledì 8 dicembre 2010

I regali non sono cerotti.

Se il ponte dell’Immacolata ha permesso a qualcuno di staccare la spina, regalandosi una vacanza mordi e fuggi, per chi è rimasto in città è iniziata la caccia al regalo di Natale. Nella società dei consumi la consuetudine di fare regali non conosce periodi di crisi e spuntano come i funghi molteplici nuove giornate di festa e si va così perdendo sempre più la connotazione della rarità dell’avvenimento gioioso, come avveniva un tempo. Sembra più non valere la regola antica: più è rara l’occasione del regalo, più il regalo diventa prezioso. La pubblicità fa leva maggiormente sui bambini che sono l’anello debole della catena sociale e tanti adulti sono talmente convinti che il consumo sia un modo per rimarginare le ferite nei rapporti fra le persone che lo usano come mezzo per recuperare anche il rapporto con i figli. Purtroppo dobbiamo convenire che anche la nostra struttura sociale non ci aiuta nel compito di garantire un adeguato livello quantitativo di tempo verso i nostri figli; allora ci si arrangia come si può e si sviluppa un senso di colpa da parte dei genitori che cercano di compensare le proprie mancanze con degli oggetti. Quanti genitori, afflitti dal senso di colpa per aver trascurato i loro figli, credono di rimettere tutto a posto con un bel giocattolo? Il potere ci fa credere che la nostra felicità passi solo attraverso il possesso: così finiamo per ignorare le altre dimensioni dell’essere umano: la spiritualità, la socialità, l’affettività, la gratuità. Conosco figli di genitori separati che hanno montagne di giocattoli a casa del padre, altrettante montagne a casa della madre; ma dimostrano poco entusiasmo. Tutti quei giocattoli sembrano cumuli di cerotti per curare le ferite che quei bimbi portano nel cuore. Le mappe cognitive ed emotive dei bambini si formano principalmente nei primi tre anni di vita, anni nei quali essi ci riempiono di domande filosofiche del tipo: “Perchè il cielo è in alto e la terra è in basso?” , “Perché le persone muoiono?”, “Perché dal pancione della mamma nascono i bambini? “ e un genitore deve essere presente e pronto a rispondere per tempo; altrimenti lo farà qualcun altro in sua vece. La scuola potrà insegnare tante tecniche, anche in pochissimo tempo; ma i sentimenti hanno bisogno di un tempo più lungo e soprattutto di noi. Il regalo più bello a nostro figlio sarà regalargli più tempo: tempo per giocare, tempo per curare un suo raffreddore con la sola nostra presenza, tempo per raccontargli una favola (magari inventata al momento), tempo per strimpellargli una ninna nanna (conoscendo solo tre accordi), tempo per rimboccargli le coperte, tempo per  consegnarlo con un bacio nelle braccia di un sonno sereno. Per Natale, mi raccomando, regaliamo più tempo.


Buona vita!


maestrocastello

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