mercoledì 29 dicembre 2010

L'anno che verrà.

Ultimi spiccioli di un anno  in disarmo e ognuno fa  incetta di calendari targati duemilaundici.  Dal salumiere, dal verduriere o dal macellaio di fiducia; ciascuno  approfitta di questo periodo dell’anno per regalarti un calendario in omaggio e regalarsi un anno intero di pubblicità gratuita dalle pareti del salotto di casa tua. Ognuno di quei fogli in bella vista raduna i giorni di un mese come tanti soldati, raggruppati in quattro plotoni (le settimane), formati da sette elementi ciascuno ( i giorni) e tutti insieme scandiscono un altro anno della nostra esistenza. La nostra vita è un gioco e il futuro sono le carte che non abbiamo ancora girato. Nell’imminenza dell’anno che verrà le nostre aspettative sono sempre le stesse e ce le rinnoviamo ogni trentuno dicembre e sempre con rinnovato vigore, pur consapevoli che ci stiamo illudendo. Tutta questa frenesia mi richiama alla memoria il brano “Dialogo di un venditore d’almanacchi di Giacomo Leopardi.
Venditore  -  Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere  -  Almanacchi per l'anno nuovo?
Venditore  -  Si signore.
Passeggere  -  Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore  -  Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere  -  Come quest'anno passato?
Venditore  -  Più più assai.
Passeggere  -  Come quello di là?
Venditore  - Più, più, illustrissimo.
Passeggere  -  Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore  -  Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere  -  Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore   -  Saranno vent'anni, illustrissimo.
Passeggere -  A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
Venditore   -  Io? non saprei.
Passeggere  -  Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore  -  No in verità, illustrissimo. 
......................
Passeggere  -  Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
Venditore  -  Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere  -  Ecco trenta soldi.
Venditore  -  Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.

Per fortuna che non siamo tutti pessimisti come il poeta recanatese. Per fortuna, dico io, che a sostenerci c'è sempre incrollabile la speranza e  la nostra rituale frenesia che diventa incoscienza tra botti, trenini  e tappi di bottiglia che saltano in aria proprio a mezzanotte. Gli antichi Greci avevano due parole per  indicare la concezione di tempo, kronos e kairos. Mentre Kronos  è il tempo divoratore di uomini e di cose, Kairos  significa " un tempo nel mezzo",  un periodo di tempo indeterminato nel quale "qualcosa" di speciale accade. Il nostro augurio per il duemilaundici deve andare sempre a braccetto con la concezione di kairos che è  un tempo di grazia e di lunga speranza.

Buona vita e buon anno a tutti!
maestrocastello.

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