lunedì 8 febbraio 2010

Peccati di gola.


Il peccato di gola o golosità appartiene ad uno dei sette vizi capitali che la Chiesa condanna, ritenendolo pericoloso proprio perché passa inosservato e non se ne conoscono gli effetti negativi che non sono pochi né di poca importanza. D'altra parte la prima tentazione con cui il Demonio si rivolge a Gesù dopo il suo digiuno di quaranta giorni nel deserto, riguardò appunto la soddisfazione della gola mediante la trasformazione delle pietre in pane (Lc 4, 1 – 13). La vita di Gesù e dei suoi Apostoli non è fatta di grandi mangiate, in ragione della povertà della loro condizione; tant’è che due volte si sono trovati in situazione di precarietà, per la presenza al seguito di una grande moltitudine di gente e Gesù è dovuto ricorrere al miracolo dei pani e dei pesci. Il peccato di gola lo riscontriamo in gente comune ed anche in molti ecclesiastici in alcuni periodi della storia della Chiesa. Alcuni papi e cardinali sono rimasti famosi per la loro ingordigia e per essersi circondati di scalchi (pregustatori), cuochi e sommelier e per aver organizzato pranzi luculliani nei palazzi apostolici che sono ricordati dalla storia. Dal Rinascimento al Settecento grandi banchetti caratterizzano la vita di corte di papi e cardinali, soprattutto alla corte di Avignone. Si ricordano pranzi faraonici di Bonifacio VIII, di Giovanni XXII, di Clemente VI (ben 27 portate), Martino V nell’anno santo del 1423, Paolo II a Venezia (l’abbondanza è tale che gli avanzi vengono buttati dalla loggia di piazza San Marco al popolo che si ammazza per arraffare il più possibile e non per ingordigia; ma per autentica fame). Memorabile è un banchetto del cardinale Pietro Riario articolato in sei giorni, dal sabato 5 giugno del 1473, vigilia di Pentecoste, a giovedì successivo, nel suo palazzo apostolico : ogni giorno il banchetto ha la durata di sei ore, suddiviso in tre portate di 42 vivande. Non gli sono da meno Sisto IV ed Alessandro VI; né tantomeno Pio V e Sisto V. I banchetti furono poi sospesi e ristabiliti in epoca barocca da Urbano VIII a Castelgandolfo. Si segnala il pranzo speciale in onore del papa organizzato da Donna Olimpia Aldobrandini il 12 ottobre 1625, alla presenza di 12 cardinali e numerosi patrizi romani. Il costo di 2000 scudi è stratosferico per l'epoca, come a dire 200.000 euro di oggi! L’ultimo papa dedito ai banchetti sarà Pio V che, nonostante l’insorgere del giacobinismo, si fa promotore di abbuffate pazzesche. Oggi il desinare dei papi desta la curiosità della gente comune e riempie le pagine di tanti rotocalchi che avrebbero altrimenti poco da scrivere. Si segnala la golosità di Pio IV per budini, sformati e cosce di rane fritte con aglio e prezzemolo. Gregorio Magno andava pazzo per le ciliegie, mentre Martino IV ghiotto di anguille che, secondo la leggenda, gli avrebbero procurato la morte per indigestione. Pio II ha voglia insaziabile di cacio pecorino che accompagna con fave, noci e pere; annaffiato da un buon bicchiere di Chianti. Leone X fa passare per “quaresimali” “granelli di pollo, legumi, agnello e vitello cotti al burro” e preparati espressamente per lui. Pio IX termina ogni volta il pasto col bignè alla crema, accompagnato da un bicchiere di Bordeaux rosso. Mentre tra i papi del Novecento s’impone la golosità di papa Giovanni XXIII che non nasconde le sue origini contadine e si fa preparare dalle suore piatti a base di verdure e polenta con farina esclusivamente del bergamasco e non disdegna taleggio e robiola. Paolo VI è l’ultimo papa amante della tavola ed anche per lui cucina prevalentemente contadina a base di “polenta e osei” ed uccelletti “scappati”, ovvero involtini di vitello ripieni di prosciutto crudo e parmigiano, rosolati al burro ed al vino bianco. Una specialità per niente peccaminosa.
Il piacere del mangiare e del bere è una delle cose belle della vita che va considerato un mezzo necessario e non un fine. Basterebbe soltanto ricordarsi che si mangia per vivere e non si vive per mangiare!
Diventa ancora molto più grave il peccato di gola se pensiamo che, ancora oggi, a fronte di pochi che mangiano a quattro ganasce, c'è una moltitudine di persone che si puzza di fame!
(le notizie riportate sono prese da “I peccati del Vaticano” di Claudio Rendina- Newton Compton Edizioni- seconda edizione 2009).
Buona vita!
maestrocastello

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