lunedì 22 febbraio 2010

Sono solo canzonette.


“Sono solo canzonette” ripeteva il testo di Bennato ed è quanto andavo ripetendo anch’io nella passata settimana sul Festival di San Remo. Si è appena concluso questo annuale tour de force, vera occasione di business per l’azienda Rai che piange miseria in campagna abbonamenti e poi elargisce euro facili in pacchi della fortuna, ospitate a gente stupida ch’è andata a ritrovare fama in isole di Ventura. Torniamo al fenomeno San Remo, ormai concluso, che ha rappresentato un momento di auto-incensazione per la struttura della rai, paga, almeno questa volta, di aver accontentato proprio tutti. C’è stata l’attesa della vigilia ch’è durata mesi, la polemica legata al caso Morgan che ha creato aspettativa e la vicenda del ranocchio che tentava di trasformarsi in principe-cantante. Dopo Bonolis era francamente difficile far meglio ed avevano pensato come presentatrice ad un personaggio che gli tenesse il posto in caldo per un anno e mai sospettavano che proprio una persona semplice come Antonella Clerici incontrasse il gradimento generale; in quanto ha incarnato pregi e difetti dell’italiano medio. Tante le novità. Niente scalinate del passato e niente belle statuine da accompagnare al presentatore. Pochi vecchi tromboni delegati al canto e subito estromessi. Accontentati i giovani che hanno applaudito sul palco sanremese i loro beniamini dei talents, per nulla impauriti dal grande pubblico e dalla competizione. La libertà lasciata a tutti ha pagato: si è respirato aria di freschezza nel look degli interpreti, anche se i pezzi non sono sembrati proprio eccezionali. Daltronte si sa che San Remo è tutto fuorchè una gara di canzoni. La Clerici ha giocato molto sull’autoironia; ha mostrato brio, semplicità e senso materno sia con la regina ospite che con i ragazzi del ”Ti lascio una canzone”. Non sono mancate le solite polemiche che rappresentano, da sempre, il sale di San Remo. I fischi a Pupo e compagnia hanno finito per avvantaggiarli e gli spartiti dei maestri dell’orchestra gettati in aria fan capire che il festival non va preso troppo sul serio. Le polemiche sul televoto son presto cominciate: sembra che l’unione dei consumatori abbia interessato la Guardia di Finanza ad esaminare i tabulati. “Panem et circenses” dicevano i latini. Oltre al cencenses (canzoni e risate) c’è chi ha pensato anche al “panem” ed è stato Maurizio Costanzo che ha chiamato sul palco gli operai di Termini Imerese, ultimo baluardo lavorativo di un Sud che si va sempre più sgretolando, da San Fratello a Maierato. Come atto finale c’è stata l’indignazione generale per la proclamazione dei cantanti vincitori. Tutti arrabbiati? Bene, domani avremo qualcosa in più per parlare!.
Ma non scordate mai che son pur sempre canzonette!
Buona vita!
Maestrocastello.

1 commento:

  1. colotti.giovanni@alice.it24 febbraio 2010 alle ore 00:30

    PERCHE' SAN REMO....E' SAN REMO !
    E A FEBBRAIO, OGNI ANNO ABBIAMO QUALCOSA DI CUI PARLARE E FARE DIBATTITI TELEVISIVI...E COME NIENTE ....IL MESE E' PASSATO!
    UN ABBRACCIO

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