lunedì 17 gennaio 2011

La migrazione dai nonni ai nipoti oggi...

Il nonno Candido (primo da destra) arriva in nave in Argentina.
il figlio Andrea e il nipote Tomas tornano in treno in Italia.


post inviato da
Graciela Noemi Papaianni                                
Argentina. Patagonia
16 gennaio 2011
                         


La migrazione è un tema storico che è stato motivo di preoccupazione e di analisi. Ogni volta affiorano sfumature diverse ed altre questioni che rimanevano nascoste. Al tempo dei nostri nonni (inizio 1900) il motivo è stato visto nelle guerre che hanno portato la gente ad emigrare senza troppe possibilità di scelta. Oggi che anche i nipoti di quelle persone  ritornano a migrare i motivi sono diversi, forse associati più alla ricerca di nuove opportunità legate alla crescita come persone. Ma, in un caso o nell'altro, i processi psicologici  dell’emigrante sono gli stessi; però, quando si tratta di questioni di sopravvivenza, la migrazione è più dolorosa, perché è quasi un'espulsione dal luogo di origine, è un abbandono; perchè si è costretti dalle circostanze che spingono a lasciare qualcosa di così caro come le radici. Ciò che coincide in entrambi i casi è l’abbandono delle proprie abitudini per integrarsi con con un nuovo modo di vivere. Questo processo si chiama dolore e genera la malinconia propria dell’emigrante, la nostalgia per la terra, per la famiglia, il luogo d’origine, la lingua, gli amici, gli odori familiari, il paesaggio, il clima, la cultura, le usanze del luogo d’origine. In sintesi, quest’atteggiamento sociale è come se desse loro una nuova opportunità di vita, un’occasione di migliorarsi; è l'atteggiamento sociale comune dell'immigrante che tende a conservare certe linee comuni. Questo dolore implica una profonda crisi, un cambiamento, un rinnovamento, una maturazione ed un apprendere costante. Una delle questioni chiave in questo processo interno, come sottolinea Harfuch, è che "la persona riesca ad integrare quello che porta come bagaglio proprio e personale e quanto v’è di nuovo nel  posto da lui scelto e così prepari  il suo nuovo spazio di vita e ristrutturi la sua personalità alla nuova situazione". Negli ultimi anni si osserva un'onda migratoria compiuta dai nipoti degli emigranti dell’inizio del secolo scorso che era gente giovane che apportò la propria forza nel paese di accoglienza, la stessa forza che portano anche i loro nipoti che sono alla ricerca di qualcosa che vogliono trovare in quelle terre. Non è nè più nè meno che un ritorno all’antico, alle origini; per poter apprendere qualcosa sull’identità perduta, per comprendere da dove veniamo e la possibilità che nella loro direzione possano incontrare se stessi in questo mondo e poter tracciare il miglior cammino che gli si prospetta. Da qui nasce la necessità per l’emigrante di conservare le proprie usanze, in modo da lenire il dolore che comporta la perdita, il dolore... quello trasmesso ai figli, quello che provano quando ritornano alle origini: “erano già passati per questa steassa strada, avevano sperimentato questi rumori, questi profumi di cibo etc, etc. Ma oggi, quando i loro nipoti fanno per tornare alla loro terra, al paese d’origine dei loro nonni, di cui fanno parte anche loro, perchè molti hanno anche la cittadinanza per adozione; incontrano non poche difficoltà e si sentono dire che non c’è posto. Allora questi nipoti si chiedono: “Come è possibile che, un centinaio di anni fa, mio nonno lo hanno accolto a braccia aperte come fosse la sua patria? E adesso il suo stesso paese che lo aveva espulso per non avergli dato il minimo di lavoro che era necessario per la sopravvivenza e la dignità, non consente loro di ritornare?

Mi domando anche cosa direbbero i nonni, se vivessero oggi, di questa situazione...... molto probabilmente proverebbero dolore e delusione.
(traduzione di Marco Poltronieri)



Ospitiamo con molto piacere il post di Graciela, assidua lettrice di questo blog e la ringraziamo per la collaborazione. Graciela è docente universitaria che vive in Patagonia e lei sì che ha realizzato la vera Unità d'Italia: argentina e figlia di calabresi, ha incontrato  e sposato Andres, figlio di veneti e dalla loro unione è nato Tomas che sta cercando di scoprire, poco alla volta,  il meraviglioso paese di suo nonno Candido. Un ringraziamento anche a  Marco Poltronieri per la fedele traduzione dalla lingua spagnola.


Buona vita!
maestrocastello









1 commento:

  1. tante grazie Maestro Castello per la sua publicazione! questa foto e`di Candido Da Rif nella Patagonia e di Tomas col suo papà Andrea all'arrivo a Belluno con il treno. Un abbraccio a tutti voi
    Graciela

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