mercoledì 12 gennaio 2011

Le chiacchiere se le porta il vento, i maccheroni ingrassano la pancia.

Il linguaggio è una convenzione inventata dall’uomo per dare  informazioni o esprimere  concetti. Il nome, la parola, la definizione  indicano sì una cosa; ma non sono quella cosa. Non bisogna mai confondere il piano mentale che è proprio dei concetti col piano della realtà. Possiamo essere eruditi quanto vogliamo,  possedere i termini più appropriati di questo mondo per descrivere un  tramonto , ma non daremo mai l’idea esatta di quel tramonto.  Nessuna descrizione del tramonto potrà mai sostituirsi al tramonto stesso. La natura ultima delle cose non è definibile con parole o con idee. Il linguaggio per quanto  permetta di relazionarci  tra simili deforma in ogni caso la realtà, proprio come certi specchi deformanti  situati in certi locali pubblici che divertono gli avventori che vi si guardano attraverso e ricevono un'immagine buffa di se stessi. I sofisti, nell’antica Grecia, avevano fatto della retorica e dell’oratoria uno strumento di persuasione volto esclusivamente a riscuotere il consenso di un uditorio addomesticato e a far prevalere la propria opinione col semplice uso della parola. Spesso facevano passare per vere cose che non lo erano affatto. Nell’era della comunicazione legata alla moderna tecnologia i novelli sofisti sono numerosi. La parola è oggi l’arma del politico di turno che spesso incanta le platee con proclami zeppi di promesse che non mantiene quasi mai. Pure la moderna pubblicità si basa su cumuli di menzogne veicolate da messaggi accattivanti. Un bravo venditore è capace oggi di venderti anche l’aria fritta e con un cumulo di chiacchiere spesso senza senso. Nella meditazione Zen ci si rapporta alle cose senza il velo delle parole e dei pensieri: si cerca di scoprire la realtà al di là della mente condizionata. Si racconta di una volta che un maestro Zen doveva scegliere un monaco a cui affidare l’incarico di aprire un nuovo monastero. Convocò i suoi discepoli, pose una brocca sul pavimento e disse loro: "Sceglierò chi saprà descrivere questa brocca senza nominarla".  "È un vaso di forma rotondeggiante, con un manico e un becco" rispose il più colto dei suoi allievi. "È un recipiente di colore grigio e serve per contenere acqua o altri liquidi" disse un altro. "Non è uno zoccolo" intervenne un terzo più spiritosamente. Gli altri monaci non dissero nulla, perché erano convinti di non poter escogitare definizioni migliori. "Non c'è nessun altro?" domandò il maestro. Allora si alzò un semplice inserviente, prese la brocca in mano e la mostrò a tutti senza dire nulla. Il maestro dopo qualche istante di silenzio dichiarò: "Il monaco inserviente ha dato l’idea esatta della brocca, senza parlarne e perciò sarò lui l'abate del nuovo monastero". 
Dice un adagio:" le chiacchiere se le porta il vento, i maccheroni ingrassano la pancia".

Buona vita!

maestroccastello

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