martedì 15 marzo 2011

Scene da un terremoto.

Terra e mare, in Giappone, hanno sconvolto gli equilibri di un già martoriato Paese che non era stato più messo alla prova così duramente  da quell’infausto agosto del ’45 ad Hiroshima e Nagasaki. I moderni mezzi d’informazione, se da un lato documentano  scene di distruzione e di morte; dall’altro sono la testimonianza della bontà e compostezza di questo popolo che si mostra ancora più unito e solidale proprio nella tragedia. Non possiamo capire cosa debba significare ritrovarsi in pochi minuti senza famiglia, senza casa, senza effetti personali, senza macchina, senza niente. Anche se lo vediamo in tv, l'estensione della cosa ci sfugge. Senza dubbio ne soffre maggiormente chi è più attaccato alle sue cose materiali. Ma in misura più o meno accentuata lo siamo tutti. Il sisma e lo tsunami hanno colpito tutti i giapponesi ed essi stanno facendo emergere una forte solidarietà nazionale pur nella difficoltà: razionamento della luce, del cibo, mancanza di coperte. Il terremoto ha distrutto le loro case, ma non i loro sentimenti. Tutti i superstiti, cristiani e non, ringraziano  per il dono della vita e per l’aiuto ricevuto. Nessuno si mostra adirato o incattivito. Abbiamo assistito alla furia distruttiva, in contemporanea, di terremoto e maremoto e siamo rimasti colpiti dalla compostezza di questa gente sempre calma, che indossa il caschetto protettivo e si mette ordinatamente in fila per fare provviste, anche in momenti di panico. La situazione è dura: non vi è acqua, gas, il cibo è poco e si ha solo un pasto al giorno. Eppure nessuno si lamenta, anzi i sopravvissuti sono i più solidali con chi è in difficoltà: tutti accettano di rimanere al buio e spengono luci, televisori e frigoriferi per solidarietà. Molta gente ha spento i riscaldamenti per non consumare elettricità e per sentirsi più vicini ai tanti sopravvissuti che non hanno nemmeno le coperte per la notte. Esercenti che hanno dato merce sulla parola, imprenditori che hanno tenuto chiuse le aziende per permettere ai dipendenti di cercare i familiari dispersi.
Insomma una bella lezione di come un popolo può essere unito e solidale, lezione a  tutto il mondo ed in particolare a noi italiani che ci apprestiamo a festeggiare l’anniversario di un’unità raggiunta solo a chiacchiere. Non voglio nemmeno pensare se il sisma fosse capitato dalle nostre parti, quello che sarebbe accaduto e quali sarebbero state le conseguenze. Certo, con le nostre strutture improntate all'abusivismo edilizio e in barba ad ogni elementare norma di sicurezza,  oggi avremmo un Paese letteralmente ridotto in macerie e con una popolazione decimata da milioni di morti. Dall’odierna tragedia  dobbiamo ripensare alla necessità non solo di mettere in sicurezza case, scuole e palazzi;ma anche di fare ordine nei nostri animi che devono essere più uniti e solidali. E in questo i giapponesi ci sono maestri.
Buona vita!
maestrocastello

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