mercoledì 23 marzo 2011

Sul nucleare la Germania ci ripensa. E l'Italia?


In quest’ultima settimana abbiamo assistito a scene apocalittiche, quasi delle prove generali da fine del mondo anticipata. L’uomo, così sicuro di avere il sopravvento sulla natura, si sarà sentito improvvisamente cittadino di Lilliput nel vedere questo gigante scuotere, inondare e sbriciolare come un giocattolo ogni cosa; anche quelle opere che si pensavano sicure. Non vi è dubbio che dopo il disastro di Fukushima, anche le certezze scientifiche e la fiducia nel progresso abbiano subito una scossa sismica. E proprio come fanno tanti fidanzati quando attraversano una crisi, anche quegli Stati europei, nuclearisti da sempre, hanno chiesto una pausa di riflessione, aprendo un dibattito sulla sicurezza, sul rapporto tra nucleare e territorio e sulla longevità degli impianti. Qualcuno ha detto giustamente che bisogna diffidare di quegli uomini che sanno tutto e che mostrano di crederci. La verità è che il rischio zero non esiste. E’ dissennata l’affermazione che il progresso è una sfida e comporta qualche rischio che bisogna correre. Ogni disastro deve servirci da monito sulla debolezza dell’uomo, su quanto di fallace risiede sul suo orgoglio di poter soggiogare la natura. Non si possono sfidare impunemente gli equilibri naturali senza mettere a repentaglio la stessa sopravvivenza della specie umana. Quando la radioattività pervade un terreno, non cresce più nulla per svariati decenni.  Le onde radioattive che a Fukushima hanno contaminato le acque compromettono per almeno un lustro il ciclo vitale di flora e fauna marina e rappresentano un serio pericolo anche per l’uomo. Mentre l’Europa s’interroga sul problema della sicurezza degli impianti, da noi divampano le polemiche ed il governo, per bocca del ministro dell’ambiente, conferma che il programma sul nucleare andrà avanti. A nulla serve ricordare: 1) che l’Italia è un paese a forte rischio sismico; 2) che la centrale che progetti oggi, sarà pronta solo fra quindi anni; 3) che una centrale ha una vita di appena  20 - 30 anni; 4) che, quando sarà dismessa, avremo l’oneroso problema dello smaltimento delle scorie ( non si riesce a smaltire rifiuti urbani, figuriamoci quelli nucleari!).  Visti gli elevati costi, ne vale davvero la pena? Perché non si pensa di impiegare parte di quelle risorse  per un serio sviluppo di energia alternativa, come ha suggerito il nostro saggio presidente Napolitano? I nostri politici ora s’improvvisano  anche scienziati  e pretendono offrirci garanzie. Ora vanno dicendo ai quattro venti : ”Gli impianti di Fukushima erano di vecchia generazione, nulla a che vedere con quelli che faremo costruire noi”. Intanto il Governo ha già individuato 15 siti che tiene segreti e poiché sanno che la gente di quei luoghi non acconsentirà mai; ha previsto anche l’uso della forza. Fra i siti papabili si vociferano i nomi di Termoli, Taranto,  Montalto di Castro e Matera; tutti posti sul mare.  Penso solo che ne sarà del nostro turismo. Chi dice che non si può crescere senza il nucleare e che è il caso di correre dei rischi è un dissennato.  L’Italia ce le ha già le sue belle centrali atomiche, si chiamano Vesuvio, Stromboli, Etna e via dicendo. E’ troppo facile giocare con la vita degli altri! Se spendiamo i soldi di 1 sola centrale nucleare in ricerca finalizzata ad immagazzinare l'energia delle rinnovabili, producendo idrogeno, pompando acqua in bacini e sfruttando la ricaduta o altro, eviteremo di lasciare enormi cumuli di veleno in eredita' ai nostri discendenti.  Di questa sera è la notizia  che il parlamento europeo ha sospeso per un anno ogni progetto sul nucleare per verificare la sicurezza di tutti gli impianti già esistenti. Il  cancelliere Angela Merkel ha affermato proprio quest’oggi che è giunta l’ora di abbandonare l’idea del nucleare. Questa è gente che usa la testa e che non si permette di giocare con la vita degli altri.
Buona vita!
 maestrocastello

Nessun commento:

Posta un commento