martedì 1 marzo 2011

Quale scuola? Quella privata o quella privata di tutto?

La scuola è luogo dove si fa formazione ed educazione mediante lo studio, l'acquisizione delle conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica. Uno stato che vuole garantirsi un futuro di progresso investe solitamente nell’istruzione pur di dotarsi di menti all’altezza di guidare domani il Paese. La scuola italiana, complici tutti governi che si sono succeduti nel tempo, è divenuto un carrozzone da un milione e duecentomila dipendenti, più numeroso dell’intero esercito degli Stati Uniti d’America e quasi tutte le risorse a lei destinate vengono assorbite dalla voce stipendi. Nei decenni passati la nostra scuola pubblica ha avuto il merito di elevare il livello culturale degli italiani, allungando il tempo di obbligatorietà dello studio. Ha avuto il merito di veder ridotte le distanze fra cittadini, accogliendo i più svantaggiati e avviando un processo di democrazia scolastica che non è stato sempre recepito da famiglie e studenti. Ci hanno ormai abituati all’idea che quando c’è crisi la prima a pagare è la scuola. Le ultime finanziarie della gestione Tremonti  e la riforma Gelmini confermano questa tesi. Negli ultimi anni è stato messo in atto un’opera di vero e proprio smontaggio della scuola pubblica:  tagliati gran parte dei finanziamenti alle scuole pubbliche, assottigliato spaventosamente il numero delle cattedre normali e di sostegno, operato il tentativo di cancellare il tempo pieno ai figli dei lavoratori. La riprova di questo disegno sottotraccia si è avuta  quando siamo venuti  a sapere che  lo stato usava la mano corta con la scuola pubblica e  concedeva  invece ben 245 milioni di euro alla scuola privata per l’anno 2011. Mi chiedo, se il governo non ha a disposizione fondi per la scuola e lascia senza lavoro 140 mila insegnanti pubblici, come mai riesce a reperire tutti questi fondi da destinare al sistema istruttivo privato? E’ legittimo garantire libertà di scelta educativa alle famiglie italiane finanziando anche le scuole private,  ma ciò non deve avvenire minando alla base l’istruzione pubblica. Ricordiamoci che una scuola privata è e resta alla portata di pochi e non deve togliere il diritto alla maggioranza dei cittadini  di avere una scuola pubblica di alto livello. Don Lorenzo Milani diceva che “fare parti uguali fra disuguali è una grave ingiustizia”. Ma senza entrare nel merito dei vari provvedimenti adottati, le cose che hanno fatto più male sono  state: l’aver deciso una legge così importante senza sentire il parere di tutti, a colpi di voti di fiducia e  tutto il discredito che è stato gettato sugli operatori della scuola italiana e sugli studenti che protestavano, solo per giustificare le tante operazioni di chirurgia governativa e proprio da parte del ministro di riferimento. Infine fa rabbia ascoltare le parole di un capo del governo che dovrebbe rappresentare tutti e invece domenica si  scaglia contro la scuola pubblica, rivendicando la libertà di iscrivere i figli in altri istituti, visto che in quelli di Stato  «gli insegnanti inculcano principi diversi da quelli delle famiglie». Incredibile! Vede comunisti dappertutto!:  tra i giudici, tra gli insegnanti e perfino tra gli arbitri di calcio, alla vigilia di incontri importanti per la sua squadra del cuore! Sarà forse colpa delle punture di papaverina che lo rendono così virile, ma gli impediscono di fare la pipì all’interno del vaso. Quando si metterà in testa che lo Stato non è una sua azienda e che appartiene a tutti, pure a quelli che non votano per lui? Hanno protestato le opposizioni, lo hanno fatto più educatamente i sindacati e perfino la Chiesa ha riconosciuto il servizio fondamentale che gli educatori rendono al Paese, chiedendone  maggiore rispetto.  Vi chiederete il motivo di tutto questo astio. E’ semplice: la scuola pubblica resta ancora zona franca e i suoi insegnanti si ostinano a non voler ragionare con la testa del capo.

Buona vita!
maestrocastello

1 commento:

  1. Anch'io sono una insegnante ed ai miei alunni ho sempre inculcato che non si ottiene nulla senza i sacrifici, che ci vuole il rispetto per le opinioni degli altri, ho lavorato perchè sviluppassero una coscienza critica, perchè avessero considerazione e rispetto per chi è deverso da loro. Mi domando: cosa ho inculcato di diverso dalle loro famiglie?

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