mercoledì 30 marzo 2011

fare le scarpe alla crisi.

Premessa :
Mi sono chiesto spesso perché siano spariti tanti mestieri di una volta. Nessuno ormai vuol fare più il falegname, il calzolaio o il fabbro ferraio; come mai? La risposta l’ho avuta stamane quando, nel  fare il solito giro dei quotidiani “on line”, leggo sul “Corriere della Sera”che per fare il calzolaio, ora occorre addirittura una laurea.
Il fatto :
Non  è uno scherzo, ma è quello che è successo a Marco, ventisettenne di Teramo, laureato in Biotecnologie con 108 su 110 e calzolaio di professione da pochissimi giorni. Marco le ha tentate tutte e visto che come biotecnologo non lo richiedeva nessuno, per l’ottusità delle aziende che non capiscono l’importanza e le potenzialità di questa figura professionale; ha pensato bene di mettersi in proprio. Si è  affidato alla CNA (Confederazione Nazionale Artigianato) della sua città che gli fornito il kit per aprire la bottega e le istruzioni per fare l’artigiano. Ora Marco, al contrario dei suoi nonni,  è contento di fare il calzolaio, la sua bottega si trova in una via centrale di Teramo e i clienti fanno a gara per portagli scarpe e scarponcini da riparare. Si potrebbe dire a ragione che Marco “ha fatto le scarpe” alla crisi. 
Considerazioni :
Ora mi pongo e vi pongo una domanda: avrà fatto bene Marco ad accontentarsi o la scelta è stata limitativa per uno con tanto di laurea? Alcune riflessioni dobbiamo pur farle. Al di là del momento di crisi e delle scelte di politica nazionale sull’avviamento dei giovani nel mondo del lavoro, c’è da dire che l’Università di massa ha portato ad un numero di laureati enorme rispetto alle opportunità di lavoro che l’Italia offre. Le lauree servono solo se richieste dal mercato, un lavoro manuale può essere un’ottima alternativa e spesso con maggiori soddisfazioni economiche. Provate a chiamare un idraulico per il preventivo di un bagno e vi accorgerete che pretende più di un chirurgo di fama! Esistono lavori redditizi che nessuno vuol fare più come il panettiere, il pasticciere o il calzolaio; basta non avere problemi di status, come ha fatto Marco, e non avere la voglia di fare il precario a vita. Marco ha fatto questa scelta e noi la rispettiamo e auguriamo tutto il bene possibile a lui e alla sua famiglia. Tanti giovani che hanno poca propensione per lo studio, farebbero bene ad imparare un mestiere; proprio come si faceva un tempo. E’ anche vero che un Paese di soli artigiani danneggerebbe gravemente l’economia e se non studiasse più nessuno, torneremmo ad essere un Paese sottosviluppato. Certo non è un bene perdere potenziali validi ricercatori come Marco perché la politica italiana negli ultimi anni ha mortificato l’industria in generale, scoraggiando anche la ricerca in favore di altre politiche ed altri settori, secondo il desiderio del consenso popolare. 
Riflessione finale :
Chi non si trova d’accordo con tale consenso e coltiva obiettivi più ambiziosi nella vita è bene che vada altrove, fintanto che non cambia il vento della politica italiana; altrimenti non resta che seguire l’esempio di Marco che studiando biotecnologia è diventato imprenditore di se stesso. Speriamo che anche altri, specie al Sud seguano il suo esempio.
Buona vita!
maestrocastello



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