sabato 21 gennaio 2012

Un soldo risparmiato è un soldo guadagnato.


Se è vero che la crisi globale rischia di rendere tutti più poveri, l’inquinamento e lo sfruttamento ad oltranza delle risorse naturali stanno minacciando il nostro futuro.  Abbiamo avuto un cattivo approccio alla natura e sarebbe tempo di rieducarci ad essa come figli e non come predatori. Abbiamo mutato la Terra in un letamaio, l’abbiamo sventrata, ridotta in brandelli; ed ora ci sta ripagando della stessa moneta. Dovremmo ricominciare a piantare alberi, come facevamo da bimbi; dopo che ne abbiamo fatto scempio, per dare ascolto alla sete di modernità che ora ci sta sotterrando sotto una coltre di veli, sedimentazioni e polveri sottili. La prosperità degli anni sessanta è stato solo un abbaglio: la ricchezza, testimoniata dall’aumentata domanda dei beni di consumo, ha lanciato lo sprint alla società dell’ “usa e getta”, in una volata senza fine. Il tutto a rate  o con carta di credito, per acquistare beni di consumo pur non avendo il denaro; sono state un modo sicuro per ipotecare le nostre esistenze. La televisione, poi, è stata la cattiva maestra di questi anni che ha catapultato le nostre vite in uno spot collettivo e la nostra casa ideale è diventata quella del Mulino Bianco. Ora c’è crisi e la crisi, come s’è visto, la pagano sempre gli stessi. Molti di noi sono contrariati non tanto perché hanno paura di non farcela; ma perché devono rinunciare alle loro consolidate abitudini. Una sicura via d’uscita per gente come noi è evitare gli sprechi. Lo spreco è diventato il nostro stile di vita che possiamo correggere con efficacia e leggerezza, cercando di evitarlo anche attraverso i piccoli comportamenti quotidiani. Provando, per esempio, a non sprecare beni materiali, quali: cibo, acqua, oggetti, soldi e risorse naturali; ma anche beni immateriali, quali: salute, tempo, talento e, innanzitutto, la vita. Se facciamo solo  il conto di quanti cellulari abbiamo dismesso ed ora stazionano inutilizzati nei vari cassetti di casa, possiamo avere un’idea di quanto spreco abbiamo prodotto. Negli Stati Uniti si buttano ogni anno 130 milioni di cellulari, ma noi non siamo da meno. Ci sono infiniti modi per risparmiare e le persone più grandi se lo ricordano bene. Quanto cibo ancora buono finisce nel pattume? Recuperare gli avanzi per tradurli in nuove pietanze non sarebbe una cattiva idea. Quando una cosa non funziona più, anziché buttarla, dobbiamo riprendere la sana abitudine di ripararla, come facevamo un tempo. Sono buone abitudini di tenere acceso lo scaldabagno di notte, quando l’energia costa meno, controllare la pressione delle gomme dell’auto, per risparmiare sul gasolio, portarci da casa il sacchetto della spesa, fare attenzione alla data di scadenza dei prodotti (una mozzarella se ben conservata, può durare alcuni giorni dopo la scadenza), le offerte di merce fresca,  se non necessarie, diventano uno spreco. Potrei continuare, ma una volta entrato nell’ottica del risparmio, il nostro cervello si attiva da solo. Una volta queste cose le facevamo naturalmente, quando sapevamo camminare, conversare e conservare. Dobbiamo solo riappropriarci delle nostre abilità di un tempo e  solo quando gli auguri all’amico torneremo a farglieli a voce, senza bisogno di ricorrere al computer; significa che avremo riacquistato il vero senso delle cose.
Buona vita!
maestrocastello




2 commenti:

  1. L’omologazione consumistica di cui già parlava Pasolini, l’ossessione della crescita, lo sviluppismo senza cultura ha fatto danni enormi

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  2. Cucinare i cibi usando la pentola a pressione fa risparmiare il gas.

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