domenica 8 marzo 2009

Le donne sono stufe di commemorare!

Oggi 8 marzo, Giornata Internazionale delle Donna, più conosciuta come "Festa della Donna", è un giorno di celebrazione per le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne. Negli anni ’60 era una giornata di lotta, specialmente nell’ambito delle associazioni femministe: il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli. Col passare degli anni il vero significato di questa ricorrenza è andato sfumando ed ha assunto connotati di carattere commerciale, facendo sì che molte stesse donne sono ormai stufe di una retorica commemorazione. Ha ancora senso festeggiare? Può bastare regalare una volta l’anno rami di mimosa per gratificare una donna? O una cena tutta al femminile e il gusto di vedere il maschio che si spoglia? I pareri sono discordi e personalmente sonno dell’idea che dobbiamo almeno approfittare di questa occasione per fare alcune riflessioni. Indubbiamente negli ultimi decenni le donne hanno fatto molte conquiste. Si pensi che fino al primo febbraio del ’45 le donne italiane non avevano ancora il diritto al voto! La storia ci insegna che la donna ha sempre avuto un ruolo marginale in ogni società passata. Presso gli Egizi, i Faraoni venivano raffigurati con statue gigantesche, mentre la miniatura che gli stava accanto era la sua consorte; tanto per farvi capire che importanza aveva. La religione poi parla tutto al maschile: pensate al ruolo della donna nel mondo islamico o nella storia del cattolicesimo che prevede per la donna solo ruoli subalterni ( la perpetua, la badante, la pia donna, la suorina o la dama di carità). La nostra educazione è stata tutta pervasa da insegnamenti che differenziavano nettamente i ruoli dei due sessi dentro le famiglie. Ricordo che veniva proibito ai maschi di svolgere compiti ritenuti prettamente femminili e si veniva derisi anche dagli stessi familiari. A casa mia che eravamo un esercito di maschi, mia madre se ne fotteva delle chiacchiere: tutti rifacevamo ogni giorno il letto e sbrigavamo le faccende della casa. Per fortuna le nuove generazioni sono più propense a dividere con la donna i lavori all’interno della casa. Oggi vedi giovani che stirano, cucinano, che sanno caricare una lavatrice. Questo aiuto vale più della mimosa, specie oggi che la donna è chiamata fuori casa per far quadrare il bilancio familiare. E’ di questi giorni la polemica sulla proposta del pensionamento femminile ai 65 anni, per uniformarci all’Europa! A chi fa paragoni con altri paesi tipo Francia o Spagna deve sapere che in quei paesi esistono delle agevolazioni che qui nemmeno ci sogniamo per le donne che hanno figli. Una donna in Spagna può rimanere a casa ad accudire il figlio fino alla scuola dell'obbligo, il suo posto di lavoro gli verrà ridato per legge e usufruisce di assegni familiari cospicui. Non parliamo poi della Francia che sussidia ogni bambino nato fino alla maggiore età. Ora questo cosa vuol dire? Che lì le donne/mamme non hanno bisogno delle nonne/baby sitter come qui da noi che non abbiamo asili nido sufficienti. Per non parlare poi della assoluta mancanza di assistenza materiale ed economica agli anziani e ai disabili che ovviamente ricade sulle donne di mezza età. Tante donne di 60 anni oltre a lavorare devono accudire il padre malato o la suocera anziana. In Italia siamo ancora indietro a tanti altri paesi sui diritti alle donne: non esiste un leader politico donna, nello stesso parlamento la percentuale di rappresentanza femminile è ridicola; tante cariche pubbliche importanti sono, di fatto, precluse ad una donna. Cosa può fare lo Stato per le donne? Tanto! Fare delle leggi serie di sostegno alle famiglie in cui ci sono donne che lavorano: più asili nido nei quartieri, più tempo pieno nelle scuole (invece di tagliare), più permessi per assistere un minore, più assegni di mantenimento, più garanzie di conservazione del posto di lavoro; invece di penalizzarle ulteriormente, procrastinando il tempo del meritato riposo. Va bene che le donne sono più longeve, ma non sono indistruttibili! Dico alla politica che per la donna è stupro tanto la violenza dello sconosciuto, quanto la retorica di Stato. Una donna che lavora fa, di media, due-tre lavori contemporaneamente e voi la premiate, mandandola in pensione a 65 anni? Non è così che si difendono le donne.

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