sabato 21 marzo 2009

Primavera a confronto.


Siamo in primavera e non si direbbe. Infatti la stagione fredda di dare il cambio non ne vuol sapere. Da ragazzo, ero fedelissimo al calendario e il giorno esatto di San Benedetto toglievo la canotta, indossavo le canoniche mezze maniche e, puntualmente, mi ritrovavo l'indomani raffreddato e così per tutti gli anni della fanciullezza. Recita l'adagio popolare : "Non ci sono più le stagioni di una volta" e non ci sono (dico io) nemmeno le stesse condizioni. Se fossi primavera e non lo sono, mi rifiuterei di migrare annualmente dalle nostre parti.. Poichè la poesia traghetta bene i sentimenti, ho inteso accostare due situazioni differenti, come i rovesci di una medesima medaglia, scegliendo due giganti della nostra poetica nazionale: Giovanni Papini e Diego Valeri.
A voi lascio le dovute riflessioni.
Con la simpatia di sempre!
maestrocastello.

In città, non è mai primavera di Giovanni Papini.

Le nostre città non sono più coricate sui fioriti letti delle campagne.
Son rinserrate in una spaventosa cerchia di binari e di pali,
di cabine e d'antenne, di capannoni fuliginosi e di casamenti tetri.
Gli alberi intristiscono lungo il bitume degli stradali untuosi,
gli uccelli sono spariti, o se ci sono
il loro canto è vinto dai rombi e dagli ululati delle macchine,
mentre le fragranze dei fiori son sommerse dal puzzo della benzina,
della nafta e del fumo dell'antracite bruciata.
La scoperta della primavera, per gli abitanti delle grosse città, significa
un viaggio sempre più lungo e, molte volte, inutile.

Primavera di Diego Valeri.

Una distesa d'orti. In primo piano,
selvette d'insalata ricciolina,
viali d'aglio, qualche testolina
di fagiolo che spunta a far cucù;
dietro: tappeto di varia verdura
distesi in simmetria, tende pezzate,
molli trapunte, scure, fiocchettate
di verze gialle e cavolfiori blu;
nello sfondo: robinie che la guazza
ha ingioiellate di puri diamanti,
un filare di pioppi palpitanti
e il cielo azzurro... la serenità.

Nessun commento:

Posta un commento