martedì 14 aprile 2009

Se la vita diventa un'abitudine.


Se la vita è un dono, l’abitudine è come rendere indietro anzitempo tale dono al legittimo proprietario, senza averne goduto tutti i benefici. L’azione ripetuta sempre a un modo è abitudine. Ne fai una, ne fai cento oppure mille; sono come una solamente. Quante azioni giornaliere sono meccanismi che fatichiamo a ricordare. Cos’hai mangiato ieri a pranzo? E ieri l’altro? E così via..
Naturalmente non lo puoi ricordare, perché le routine vengono eliminate dalla memoria.
E passi per il pranzo, ma quando riduciamo a routine giorni interi della nostra esistenza: colazione, autobus, ufficio, pranzo al tramezzino, palestra sotto casa, pizza per cena e film alla televisione; allora tutta la giornata, ridotta come l’automatismo di lavarsi i denti dopo un pasto, ossia ad abitudine, finirà come il resto nella spazzatura. Ma confidiamo nel fine settimana! Fantastico, parliamo del sabato in libera uscita: stessa pizzeria, stessa compagnia, dici le solite cazzate; magari parli ancora di lavoro. Non si esce dal discorso precedente. Insomma, per quanto divertente, guarderesti ripetutamente uno stesso film? Che palle! Vivi anni tutti uguali, come le croci di un sacrario, tutte bianche e della stessa dimensione. Ne puoi vivere trenta, cinquanta o cento di anni; tanto non passa differenza.
Mi sono imbattuto in una profonda poesia di Martha Medeiros, giornalista e scrittrice brasiliana che parla appunto dell’abitudine di vivere. La propongo, fiducioso che scateni delle riflessioni in tutti noi e forse ci aiuterà a vivere più intensamente questa vita.
Cordialmente maestrocastello

Ode alla vita di Martha Medeiros

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza
porterà al raggiungimento
di una splendida felicità

1 commento:

  1. Non credevo avessi anche la capacità di leggere nei pensieri!! Sono pienamente d'accordo con te, è una poesia molto bella e ci deve aiutare a riflettere su tante cose, su tutto quello che diamo per "scontato" e poi ti rendi conto che non lo è (soprattutto in un momento come questo) Sarebbe bello che arrivasse anche alle orecchie di chi ti vuole "tagliare le ali".
    Ciao maestro!

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