sabato 6 marzo 2010

Generale Antonio Cavalli: “Presente!”


Un aspetto positivo, nel passaggio al digitale, è poter recuperare tanti films del passato che vengono trasmessi nei vari canali aggiuntivi a quelli RAI tradizionali che è sempre un piacere rivedere. Tempo addietro è stata la volta de ”Il comandante”, interpretato da Totò nei panni del generale Antonio Cavalli. Quello che vediamo non è il solito Totò - Pulcinella, marionetta e attore comico, incomparabile nel suo genere esilarante; ma un Totò in una parte più amara che non comica. Il grande artista si cimenta in un film in chiave più crepuscolare che umoristica, senza quei lazzi spasssosi e quegli ammiccamenti buffoneschi che solitamente lo contraddistinguono. Il film è una finestra di amara riflessione dell’uomo che, arrivato al capolinea, si rende conto di essere uscito irreversibilmente dal gioco della vita. E’ un po’ la storia che ci riguarda tutti : oggi a comandare un plotone di soldati e domani non sei più nessuno! Già il pensionamento. Si rincorre una vita intera: sogni, progetti, ragionamenti di ogni sorta e quando arriva quel momento; ti accorgi quanto cambia radicalmente la tua vita. Di straordinaria intelligenza è la scena in cui l'autopompa comunale devia lo schizzo d'acqua al passaggio del generale e che lo investe con totale indifferenza nel momento in cui questi è diventato un semplice pensionato. In questo gesto minimo si concentra non solo il penoso cambiamento di "status" sociale del protagonista, ma anche tutta la cattiveria della società, che metabolizza i vecchi considerandoli delle scorie. Lui, abituato per una vita a comandare, ora non se lo fila più nessuno. Tenero ed umano è il rapporto con la moglie, capace di esprimere tutto l’amore, ma anche la lucida analisi sul marito che si avvia sulla strada di uno stato depressivo. L’illusione di aver trovato un nuovo lavoro, le varie umiliazioni: subire prepotenze al self-service, andare a comprare sigarette per il capufficio, scoprire che è la moglie a pagargli lo stipendio; lo portano a tentare il suicidio. La storia descrive bene la nostra società che costringe un individuo a lavorare fino a un passo dalla tomba e poi non lo considera più nulla e lo getta nella busta dei rifiuti, perché non più in grado di produrre! Stiamo parlando appena della mancanza di considerazione sociale per gli anziani, volendo omettere i problemi legati alla malattia invisibile che è la solitudine, all'assistenza sanitaria che zoppica o alla pretesa di farli campare con poco più di 500 euro al mese.
Attento, vecchio! Quando ti promuovono a generale sei fottuto, significa ch’è finita la carriera!
Buona vita.
maestrocastello

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