mercoledì 10 marzo 2010

Se mi allontano due giorni.


Se mi allontano due giorni
i piccioni che beccano
sul davanzale
entrano in agitazione
secondo i loro obblighi corporativi.
Al mio ritorno l'ordine si rifà
con supplemento di briciole
e disappunto del merlo che fa la spola
tra il venerato dirimpettaio e me.
A COSI' POCO E' RIDOTTA LA MIA FAMIGLIA.
E c'è chi ne ha una o due, che spreco, ahimè!
(Eugenio Montale)
L’aria della poesia sa di solitudine e ti vien voglia di spalancare le finestre. Ma se pensiamo bene, la solitudine è un allontanarsi dagli altri, fino a ritrovar se stessi. Niente paura per gli altri che, poi, avranno un’attenzione doppia; l'importante che ci sia un ritorno anche per noi. La vita è l’arte dell’incontro “ scriveva Vinicius de Moraes; l’uomo è un animale sociale che trova la sua esplicazione ed esaltazione solo quando ha occasione di incontro con gli altri suoi simili; allora, perché la solitudine occupa tanta parte della nostra vita? La solitudine significa isolamento, mancanza di affetti e di sostegno concreto e psicologico, disadattamento, magari insufficiente acquisizione delle abilità sociali. La solitudine è una condizione inadatta all'uomo, che, come diceva Aristotele, è un "animale sociale". L'incapacità di stare almeno qualche ora della giornata da soli, la dipendenza dalla presenza degli altri, può essere la spia di qualche malessere interiore, di qualche inadeguatezza personale. Sono gli stessi psicologi, che sottolineano come l'acquisizione stessa della maturità psicologica, l'autorealizzazione personale, l'autenticità ci spingano con forza , in più di un'occasione nel corso dell'esistenza, a starcene, almeno per per qualche tempo, da soli. “ La solitudine fra noi / questo silenzio dentro me / è l'inquietudine di vivere…” cantava la Pausini; Molte attività umane che impegnano attivamente le nostre facoltà necessitano di solitudine. Lo studio, la riflessione, l'introspezione, la lettura vengono meglio se ci isoliamo da tutti gli altri. È una cosa bella? È brutta? Ma! Sicuramente è necessaria..
Della solitudine, dunque, non ne possiamo fare a meno. Credo che la solitudine assomigli un po’ alla pausa musicale che non è necessariamente assenza di musica, ma contribuisce a creare ritmo e musicalità. Viviamo in un mondo sovraffollato, le città sono caotiche, le strade ingombre d’auto, gli spazi vitali sempre più ristretti. Riusciamo a ritrovare una dimensione più “umana” quando troviamo un angolo verde e tranquillo, dove poter star da “soli”. Tutto ciò sembra un paradosso, ma ritroviamo noi stessi solo quando siamo soli. Probabilmente, la solitudine ci appartiene e ci protegge, come una seconda pelle. Pensiamo solo al fatto che già eravamo soli nel pancione della mamma e che la compagnia ce la siamo procurata dopo. Certamente la società in cui viviamo, non ci aiuta ad elaborare la solitudine, a farla diventare un elemento di forza. I grandi geni proprio nella solitudine hanno trovato l’estro per partorire i capolavori di ogni tempo. Gli orientali affermano che “dal fango può nascere un fior di loto”. Possiamo affermare che “dalla solitudine può nascere la creatività”; perciò la solitudine non va solo rifiutata, ma anche ricercata. Mi riferisco alla solitudine feconda quella che non si riduce in isolamento e che permette di realizzare dei veri incontri, primo fra tutti quello con se stessi.La solitudine è positiva quando è riflessione intensa e può divenir preghiera. Ma, nello stesso tempo,essa rappresenta un vero handicap per la qualità della vita, solo se l’individuo non sa gestirla e tende ad ingigantirne gli aspetti negativi, senza fruire di quelli positivi. Prima una persona deve riuscire a stare da sola, poi apprezzerà ancora meglio la compagnia degli altri. E per star bene da soli non c'è che un modo, amare ciò che si fa, penetrando dentro di esso e fondendosi con esso, fino a dimenticare tutto ciò che ci circonda. Ma esiste, e lo sappiamo bene, anche l’aspetto solamente negativo della solitudine; proprio in un’era che dei mezzi di comunicazione ne ha fatto un cavallo di battaglia. La verità è che ci siamo dotati di telefonini ultramoderni, ma non sappiamo più che dirci. La solitudine non risparmia proprio nessuno: le persone, prese dal pensiero di perdere il posto di lavoro, sono costrette in un silenzio forzato; le famiglie vivono sempre più isolate nel soggiogamento della televisione; i ragazzi si eclissano nel mondo dorato dei loro Walkman e non hanno più dialogo; per non parlare delle persone anziane, prigioniere di ricordi, in case anonime di città. L’abbandono non risparmia proprio nessuno e bisognerebbe aiutare gli altri ad investire bene la propria solitudine, a farla divenire un termine di valore positivo; fino a poter dire che si sta tanto bene con gli altri, quanto più si sta bene con se stessi!
Buona vita!
Maestrocastello.

(la foto ed alcuni spunti sono presi dal web).

2 commenti:

  1. colotti.giovanni@alice.it12 marzo 2010 alle ore 05:45

    SI' E' NECESSARIO OGNI TANTO ISOLARSI , GUARDARSI UN PO' DENTRO , FARE UN PUNTO DELLA PROPRIA VITA E RITROVARE LA PACE CON SE STESSI...MA ....
    PER ME E' PRATICAMENTE IMPOSSIBILE RIMANERE UN PO' DA SOLO, DURANTE LA GIORNATA SONO IMMERSO IN TANTE COSE DA FARE E LE ORE GIRANO VORTICOSAMENTE, I GIORNI VOLANO E LE SETTIMANE PURE.
    NON RIESCO NEANCHE A DEDICARMI QUALCHE ORA PER LEGGERE UN LIBRO . NE HO SEMPRE UNO SUL PORTAGIORNALI IN BAGNO E IN QUEI POCHI MINUTI CHE SONO SOLO CON ME STESSO RIESCO A LEGGERNE DUE PAGINE DIMENTICANDO QUELLO CHE AVEVO LETTO LA "SEDUTA " PRIMA....
    IN TUTTI I CASI, CON LA NOSTRA ATTIVITA' DI VOLONTARIATO, AIUTIAMO ANCHE GLI ANZIANI AD USCIRE DALLA LORO SOLITUDINE (CHE ORMAI NON E' PIU' CREATIVA...) CON LE NOSTRE DOMENICHE POMERIGGIO IN MUSICA E AMICIZIA!
    UN ABBRACCIO

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  2. Quando si ha la capacità di pensare agli altri, in sostanza, si sta già pensando a se stessi; si sta lavorando per la propria crescita umana coi fatti! I vecchi sono il nostro prossimo di cui parla il Vangelo ed a cui ogni giorno offriamo un dono prezioso che è parte del nostro tempo e di questo ne dobbiamo andare molto orgogliosi. In questo caso non ci serve tanto leggere perchè nessun libro ci potrà insegnare più della stessa vita, se una parte di essa la stiamo dedicando ad un fratello che ne ha bisogno.
    Un abbraccio e complimenti!

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