lunedì 12 aprile 2010

Dov'è l'uomo?


"Né un fiore, né un'ombra
Dov'è l'uomo?
Nel trasporto di rocce,
nella traccia del rastrello,
nel lavoro della scrittura"

(Poesia Zen)




Il tema centrale dell’antica filosofia ermetica è il rapporto tra l’uomo e un Dio che sfugge nella sua totale trascendenza all’intelletto umano. L’uomo può cogliere l’essenza divina o attraverso la “gnosi”, praticamente Dio stesso che illumina l’uomo e lo conduce all’estasi e al ritorno dell’anima al suo creatore; oppure attraverso tracce e vestigia che Dio ha lasciato nella creazione della natura che favoriscono un incontro tra due dimensioni : umana e divina. Se le tracce di Dio si trovano, dunque, nella natura; dove possiamo mai trovare le tracce dell’uomo? Se gli insegnamenti del catechismo non ci ingannano, l’uomo va cercato sulle tracce del suo sudore millenario: nel trasporto delle rocce, per creare meraviglie come le piramidi; oppure nella traccia del rastrello, per rendere la terra prodiga di frutti; ma anche nei fiumi di pagine stampate o semplicemente ricopiate da umili fraticelli amanuensi. Ma un giorno l’uomo disattese le bibliche consegne. “ E se ci fosse un modo per non sudare?” aguzzò l’ingegno e lo trovò il modo! Ideò macchine capaci di sconvolgere totalmente la natura: spaccò montagne, deviò il corso di fiumi, distrusse intere foreste, trivellò fondali marini, consumò risorse rinnovabili e non, ad un ritmo impressionante, inquinò l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo e la terra che ci dà nutrimento; senza pensare alle conseguenze! Ma ora c’è un rimedio a questo scempio? In questa corsa insensata al consumismo dobbiamo avere chiaro che, mentre una singola persona o Stato può arrecare danni all’umanità intera; la soluzione dei problemi è al di fuori della portata dei singoli individui. Dovremmo tenere bene a mente le parole che il Capo Indiano Seath, della tribù Suwamish, fece in occasione dell’assemblea dei capi indiani del 1854 :” "Tutti noi esseri viventi siamo mutuamente dipendenti uno dall'altro. Noi sappiamo questo: la terra non appartiene all'uomo, è l'uomo che appartiene alla terra. Noi sappiamo che tutte le cose appartengono a una unica famiglia. Tutto è unito. Non è l’uomo che ha ordito le trame del tessuto della vita, egli è solo uno dei suoi fili. Quello che l'uomo fa a questo tessuto lo fa a se stesso…. Dov'è il bosco? E' sparito! Dov'è l'aquila? Sparita! E' la fine della vita e l'inizio della sopravvivenza“
E quando avremo distrutto ogni traccia della natura, avremo perso, inesorabilmente, ogni traccia e vestigia di Dio.
Buona vita!
maestrocastello

5 commenti:

  1. A volte penso: e se questo fosse tutto scritto? Ma non parlo di destino, troppo elaborata come soluzione, se fosse realmente scritto nel dna della terra la sua fine, come il dna dell'uomo dove è già trascritta tutta la sua vita. Se questo fosse il normale ciclo di un pianeta? L'uomo è il frutto della terra, il risultato di tantissime ere, in se porta tutto questo passato. Si è evoluto, ha trovato il suo habitat naturale, si è riprodotto, cresce a dismisura. Se la terra fosse malata di un tumore gravissimo e questo tumore fosse proprio l'uomo? Un errore nell'evoluzione del pianeta, se l'uomo fosse rimasto una scimmia magari l'alta velocità ora non ci sarebbe...e invece l'uomo si è evoluto ma ha mantenuto anche i suoi istinti animali, i più brutti. Uccide, anche il leone lo fa, tradisce, anche il gatto lo fa, sporca, anche il piccione lo fa, distrugge, anche l'elefante lo fa. Ma tutto per puro istinto animale: uccide per sopravvivere, tradisce per continuare la specie, sporca per un bisogno fisiologico e distrugge per costruire la sua dimora. Ma nell'uomo questi istinti sono stati macchiati dal progresso, nel momento in cui quella scimmia scoprì che un pezzo di legno o un osso poteva diventare un utensile. Li è finita la terra ed è iniziato il lento declino. Ma come si dice « Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. » (Antoine Laurent De Lavoisier)

    RispondiElimina
  2. Il De Lavoisier mi richiama alla mente il giovane Renè Descartes (Cartesio, in italiano)che riteneva il progresso scientifico un male per l'umanità. Allora lo presero tutti per matto; ma quanto aveva ragione! Quando l'uomo non agisce per bisogno lo fa certamente per vizio. Prendete uno che aveva un lavoro che rendeva e che lo lasciava campare; poi si ingrandisce perchè pensa alla villa in Sardegna, alla Ferrari Testarossa, alle serate con l'amica. Quell'uomo ora è infelice perchè ha perso la moglie, i figli, non è padrone di nessun tempo libero e si è reso schiavo del proprio lavoro. Quell’uomo non ha fatto certo un affare! Grazie "così in alto così in basso" per il tuo saggio commento.

    RispondiElimina
  3. Se l'uomo del Terzo Millennio non porrà un freno allo sfruttamento del pianeta e dell'ambiente, in 20 anni diventerà una specie in via di estinzione

    RispondiElimina
  4. L'unica cultura predominante a qualsiasi latitudine e longitudine sta diventando solo quella degli hamburger e della Coca Cola. Alle nuove generazioni insomma non lasceremo altro che questa 'ricchezza'. La Terra è bellissima e noi lasceremo hamburger e Coca Cola ai nostri figli?

    RispondiElimina
  5. le differenze genetiche e culturali sono di intralcio al tentativo di massificare tutto;invece ll’uomo dovrebbe valorizzarle a tutti i costi perché sono l'uomo stesso e rappresentano la sua crescita nel futuro. L'uomo morirà senza di esse, l'uomo e le sue imprese spaziali. Ha dimenticato che le sue radici affondano nelle foreste e che la scomparsa anche di uno solo di quei piccoli popoli rimasti sarà una drammatica amputazione nell'equilibrio planetario?".
    (un ospite del blog)

    RispondiElimina