giovedì 15 aprile 2010

LA DIVERSITA’ E’ SOLO UN ABITO.


“Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo guardare le cose sempre da angolazioni diverse” dice Robin Williams in “L’attimo fuggente”, film di Peter Weir del 1989. Guardare al di là dell’evidente non è cosa di tutti, solo una mente illuminata riesce a fotografare il mondo col grandangolo mentale e carpirne le sfaccettature differenti. Bisognerebbe ogni tanto, vivere la guerra anche dall’altra parte della barricata, mettersi nei panni del proprio nemico! Questo diventa sempre più impossibile in una sociètà che tende a massificare tutto, ad omogeneizzare caratteristiche particolari, condizioni economiche e sociali degli individui, livello culturale; appiattendone le peculiarità e dissolvendone l’unicità. Per la nostra società, concetti come “minoranze” e “diversità” suonano sempre più come mere parole e sempre meno come concetti con una loro valenza positiva. La colpa è sia del singolo che di questa società che, pur proiettata nel tremila, ha ripristinato barriere di stampo medioevale; perché si vede minacciata dalla diversità, sia che consista sulla diversa nazionalità, sul colore della pelle, sul diverso credo religioso o tendenza sessuale; sia semplicemente sulla diversa opinione politica. Pensate che i Romani avevano costruito un impero aprendo al mondo ed importando, senza alcun pregiudizio, le menti più eccelse in ogni campo dell'arte e della cultura; concedendo perfino la possibilità di diventare "cives romanus". Ma erano altri tempi! La parola che va tanto di moda oggi è “tolleranza” che passa troppo spesso per un valore positivo ed è spesso utilizzata con malizia, assumendo un carattere tutt’altro che bonario. Tolleranza significa semplicemente che tu accetti l’altro, gli permetti di esistere; ma poni te stesso su un gradino più alto. La finta disponibilità del diverso che vedi tendenzialmente come tuo antagonista cela un sentimento di intolleranza che trabocca quando questi accampa diritti, è troppo visibile, ti ruba un lavoro che non faresti mai, crea problemi. Sei intollerante quando non favorisci una effettiva integrazione del diverso, quando non sei disposto ad abbattere quella specie di scala che ti sei costruito, ponendoti arbitrariamente sul piano più alto; quando guardi con disprezzo e cinismo quelli che sono piazzati sui gradini più in basso. La soluzione? Serve un’opera di educazione capillare sul singolo e sulla stessa società che non imponga modelli e riconsideri la diversità come un valore aggiunto e fattore di crescita civile. E’ compito di tutti, col dialogo e con la protesta, fare in modo che questa società la smetta di considerare “diversi” e quindi esclusi ed emarginati, omosessuali, matti, portatori di handicap, i perdenti in genere, chi è “sfigato” chi non imbroglia, chi non si sballa, chi non veste alla moda e chi non entra nella taglia 40.

Così scriveva Bertolt Brecht:
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare.

Buona vita!
maestrocastello

5 commenti:

  1. il solito passante....19 aprile 2010 alle ore 03:06

    Voltaire asseriva: "Non sono d'accordo con te, ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee". Quanti farebbero, oggi, come Voltaire?
    Non essere disposti ad un contraddittorio è segno di ignoranza e di barbaria.

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  2. Nessuno può essere libero se costretto ad essere simile agli altri.
    Oscar Wilde

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  3. Vorrei essere nato al contrario per poter capire questo mondo storto.
    Jim Morrison

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  4. La differenza tra un intellettuale e un operaio? L'operaio si lava le mani prima di pisciare e l'intellettuale dopo.
    Jacques Prévert

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  5. L'unica differenza tra me e un pazzo è che io non sono pazzo.
    Salvador Dalì

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