venerdì 21 maggio 2010

Cervelli dentro un cassonetto.


Ai primi degli anni sessanta ero appena un ragazzo e ricordo bene che in casa non si buttava quasi nulla: gli avanzi di cibo finivano al gatto domestico o al cane randagio, nella scatola vuota di scarpe trovavano posto lettere e cartoline di famiglia e una grossa buatta, appena vuotata, ospitava una pianta di rigoglioso oleandro da ostentare sul limitare di casa. Quando venni in città, c’era il mondezzaio di zona che passava casa per casa; ma era sempre poco quello che gli consegnavi oltre alla mancia. Poi venne il consumismo e sua eminenza la plastica che ha soppiantato vetro e cartone e ci ha cambiato lo stile di vita, intrufolandosi perfino nel nostro organismo, per rimpiazzare pezzi di organi anche vitali dell’uomo. Se ci fate caso, il bidone della plastica è quello che si riempie per primo: acqua, carne, uova, formaggi, elettrodomestici sono tutti avvolti nella plastica e i suoi derivati. Ma che fine fanno questi materiali di scarto? Ormai tutti i comuni si sono dotati di cassonetti che troneggiano, simili a totem, lungo le strade italiane . Anche se certi imbecilli, gitanti della domenica, abbandonano di tutto e direttamente dove si trovano, trascurando il dettaglio che se butti un pezzo di mela, quella diventa concime per il terreno; ma se abbandoni una bottiglia di plastica, la ritroverai l’anno successivo nello stesso posto e ancora intatta. I cervelli di questi soggetti li destinerei, sì volentieri, ai cassonetti; anche se avrei poi la difficoltà di scegliere quello giusto, per paura che vengano riciclati. Per distruggere un sacchetto di plastica la natura impiega mille anni, 450 per un pannolino, 50 per una lattina e cinque per una gomma da masticare. Lo smaltimento dei rifiuti è un problema serio dell’uomo moderno che spesso non viene affrontato seriamente. Abbiamo tutti a mente la mondezza di Napoli? Quando si combinano insieme due elementi: l’incuria della politica e il tornaconto della malavita; allora il quadro è completo. La verità è che la mondezza è sì sparita dalle strade, ma non si sa bene che fine abbia fatto. Ci hanno insegnato a differenziare la raccolta dei rifiuti, ma non sappiamo bene cosa, in realtà, avvenga oltre il cassonetto sotto casa. La via più semplice, ma più costosa in termini di spesa e di inquinamento dell’aria è l’inceneritore che, giustamente nessuno vuole, se non il privato che ne trae profitto o il politico che ne ha calcolato la mazzetta. Molta gente, esposta ad un altissimo tasso di inquinamento da ignoranza e disinformazione, fa discorsi tipo: “I rifiuti o li bruci o li sotterri, che ci fai?” … “L’inceneritore ha i filtri” … “produce energia e acqua calda” … “Io sono favorevole. Sennò che ci fai?” … “i soliti no a tutto?”. I rifiuti non vanno inceneriti perchè liberano sostanze nocive che hanno un impatto negativo su aria, acqua, suolo, vegetazione e
salute pubblica. Nelle zone di Colleferro o di Taranto ne sanno qualcosa: le malattie tumorali sono sempre più frequenti in questi ultimi anni. Lo so che incenerire rappresenta un affare; ma non è quella la strada.
Esistono diversi sistemi alternativi di smaltire senza inquinare, basterebbe solo la volontà politicà di adottarne qualcuno, senza badare a convenienze di parte.
Il metodo ArrowBio, ad esempio, che smaltisce rifiuti anche se non differenziati ed il metodo Thor che inquina poco più dell'ArrowBio; ma sempre in percentuale ridotta.
Ma noi, che esterofili non siamo, vi segnaliamo che in Italia e precisamente a Vedelago, nel trevigiano; abbiamo il miglior progetto pilota di trattamento rifiuti a freddo con impatto zero e recupero di materia di tutta Europa; il progetto è ideato e condotto dalla imprenditrice Carla Poli. E’ un esempio di imprenditoria privata che lavora per l’ambiente, crea posti di lavoro e fornisce le materie prime per aziende seconde. E’ dura capire l’assurdità di ciò che stiamo per vivere. Vedelago ricicla, consuma meno acqua di un inceneritore, non utilizza carbone, non emette diossina, fa sparire le discariche, recupera il 99% di materia e costa 40 volte meno di un inceneritore dato ad un privato con soldi pubblici.

Nota bene :
INCENERITORE= COSTA 180 MILIONI DI €, INQUINA CON DIOSSINA E NANOPARTICELLE DI PM INFERIORE A 2,5, OFFRE LAVORO A CIRCA 10 PERSONE .

TRATTAMENTO BIOLOGICO= COSTA MENO DI 10 MILIONI DI €, NON INQUINA IN ALCUN MODO, RICICLA MATERIE PRIME CHE POSSONO ESSERE RIVENDUTE ALLE INDUSTRIE, OFFRE LAVORO A CIRCA 50 PERSONE

Pensiero finale :

Intanto sarebbe già buona cosa ridurre i tanti sprechi, limitando i consumi : come comprare ad esempio 500000 bottiglie di plastica l'anno, stare sempre in macchina pure di notte, vivere in case di 200 mq, che se non andiamo in vacanza è un dramma, dover essere sempre trendy con i vestiti all'ultima moda. Cominciamo col considerare i rifiuti dei materiali che possono creare lavoro e ricchezza e non aspettiamoci sempre dagli altri ciò che possiamo fare noi stessi.
P:S: guardate il video che è interessante e andrebbe mandato ai tutti i sindaci italiani!
Buona vita!
Maestrocastello.

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