venerdì 7 maggio 2010

Ci devi fare un gol!


La mia è un’ immagine ormai sparita del gioco del pallone, quella di un gruppo di ragazzini scalzi e mal nutriti che giocavano su acciottolati di un paesino di montagna, con una palla di fortuna che spesso nemmeno rimbalzava. Si giocava da mattino a sera, quando finalmente quella specie di palla la prendeva in cosegna uno del gruppo e la nascondeva fuori della portata di genitori, ostili ad un gioco tanto chiassoso e che comprometteva l’integrità di quell’unico paio di scarpe che era essenziale per fraquentare la chiesa e la scuola. E noi che eravamo cosi felici di giocare a pallone, lo facevano anche scalzi! Si vinceva, si perdeva, si litigava e poi si faceva subito pace. Quanto ho giocato a pallone negli anni successivi! Alle medie ero un bravo portiere, in collegio ero una specie di Totti; al liceo Augusto di Roma andavamo a giocare al mercato rionale di via Sannio, adiacente alla popolare piazza di San Giovanni, nelle ore che non c’era mercato. Chi perdeva, pagava un cremino. Quando facevo il maestro, portavo a giocare i ragazzi in un campetto di preti, cercando di insegnare loro ad essere sempre leali e saper gestire vittorie e sconfitte. Mi sono poi sempre divertito ad assistere alle partitelle dei più piccoli che giocano in branco,come le pecore; senza tattiche e si dannano l’anima. E’ quando giocano i grandi che la musica cambia. Il gioco del calcio oggi è divenuto un lontano parente di quello di un tempo. Gli eccessivi interessi che ruotano intorno al pallone hanno avuto la capacità di trasformare semplici avversari in nemici; proprio come se si combattesse una guerra. Le offese razziste hanno preso il posto dei sani sfottò. Se gli ambienti non sono abbastanza infocati, provvedono giornali e tivvù a creare i presupposti perché un avvenimento sportivo degeneri in qualcos’altro. Ne sono una valida dimostrazione gli episodi di questo epilogo di stagione nei campi di calcio. Non bastasse la politica, ora ci si è messo anche il calcio a dividere ulteriormente un’Italia in crisi che si aggrappa al calcio come ad uno dei pochi valori ancora in grado di appassionare e far sorridere. Sono emblematiche le parole del nuovo disco di Francesco Baccini: “Ci devi fare un gol” che coglie alla perfezione la filosofia di chi si attacca al calcio, perchè non può attaccarsi altrove: “Un gol, ci devi fare un gol, per questa vita un gol, per arrivare a fine mese. Sono un italiano medio, torno a casa dallo stadio, da domani son precario; per fortuna Totti ha fatto un gol!"
Penso che siamo ormai alla frutta.
Buona vita!
maestrocastello

1 commento:

  1. colotti.giovanni@alice.it10 maggio 2010 alle ore 06:01

    Con amarezza purtroppo condividiamo tutto!!!
    Un abbraccio

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