lunedì 24 maggio 2010

Professori dietro la lavagna.


Beh, c’è scuola e scuola … c’è quella dove ti insegnano ad esprimerti correttamente senza far uso del turpiloquio per essere ascoltati, ti insegnano a ragionare, argomentare, difendere il tuo punto di vista senza demolire quello degli altri, ti insegnano che “gli” si usa al singolare e “loro” al plurale. C’è pure quella dove t’insegnano soprattutto che avresti diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per le tue idee, qualunque esse siano.Poi ti arriva una circolare intimidatoria di un alto dirigente ministeriale che mette il bavaglio agli insegnanti che parlano con la stampa o dissentono dalle linee del governo. Se non si “ubbidisce” via alle sanzioni disciplinari. È proprio quello che accade in questi giorni in Emilia-Romagna, dove il dirigente dell’Ufficio scolastico regionale Marcello Limina invia ai presidi una circolare «riservata» in cui manifesta la volontà di porre uno stop a «dichiarazioni rese da personale della scuola con le quali si esprimono posizioni critiche, con toni talvolta esasperati e denigratori dell’immagine dell’amministrazione di cui lo stesso personale fa parte”. “toni che – prosegue la nota – vengono inviati sotto forma di documenti ad autorità politiche, fatti circolare a scuola o distribuiti alle famiglie. Nella circolare Limina “invita” quindi ad «astenersi da dichiarazioni o enunciazioni che in qualche modo possano ledere l’immagine dell’Amministrazione pubblica”. Fatto grave che una tale iniziativa sia appoggiata da un ministro della Repubblica: "E’ lecito avere qualsiasi opinione ed esprimerla nei luoghi deputati al confronto e al dibattito", dice la Gelmini che non vieta ai docenti di esprimersi, ma che lo facciano da eletti: "chi desidera fare politica, si candidi alle elezioni e non strumentalizzi le istituzioni". Per la Gelmini solo da parlamentare un insegnante può dunque criticare il suo operato; nella sua funzione, invece, non può esprimere il suo pensiero. Ciò è inaccettabile! Ma alla Gelmini cosa hanno insegnato alla sua scuola? Lo sa che nella Costituzione vigono ancora gli articoli 3, 21 e 33, in materia liberta di pensiero e di parola dei cittadini? Lo sa che un insegnante è innanzitutto un cittadino? Non ci sembra un caso che si vogliano apertamente imbavagliare gli insegnanti nello stesso momento in cui si sta cerando di ostacolare il lavoro della magistratura e imbavagliare l’informazione con la legge contro le intercettazioni telefoniche. Non è un caso che in Rai siano sparite brave giornaliste come la Busi e la Ferrario che non sono allineate col direttore di rete, che avvengano manovre per cancellare trasmissioni scomode come "Anno Zero", che un capo del governo dica: “In Italia di libertà di stampa c’è n’è anche troppa”; salvo classificarla tutta “comunista”. Insomma, siamo al classico clima da regime autoritario. Ma cosa c’è che non si possa dire? Dice Raoul Vaneigem: “Niente è sacro, tutto si può dire . Non c'e' un uso buono o cattivo della liberta' di espressione. C'e' solo un uso insufficiente": Il suo è un attacco all'ipocrisia di una societa' che, non riuscendo a rimuoverne le cause, preferisce nascondere il male a se stessa.
Se ci pensiamo, l’unica vera libertà che ci appartiene come diritto naturale, e che definisce il nostro orizzonte nel mondo, è la libertà di esprimerci: è cioè la libertà di pensiero, di stampa, di coscienza, di religione, di ricerca scientifica...
Tutte le nostre attività, che sia scrivere una canzone o andare in chiesa, votare alle elezioni o comprare un giornale, cambiare canale o scegliere una compagnia telefonica, hanno a che fare, in un modo o nell’altro, con la libertà di espressione. Quando ci mettono un bavaglio, questo diritto lo stiamo delegando ad altri che, anche se democraticamente eletti, compiono un furto ai nostri danni.
La libertà di poter dire la nostra è bene prezioso, non lasciamocelo portar via.
Buona vita!
maestrocastello.

Nessun commento:

Posta un commento