venerdì 14 maggio 2010

Italia a pezzi!


Proprio mentre il presidente della Repubblica in carica Giorgio Napolitano si apprestava ad inaugurare l’iter dei festegiamenti del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, recandosi in Sicilia, ecco che un altro presidente, Carlo Azelio Ciampi, che aveva tanto operato per ripristinare il valore della patria e la memoria dell’unità nazionale, lascia la presidenza del comitato per le celebrazioni di tale avvenimento. Le polemiche continuano ancora dopo le annunciate defezioni dei ministri leghisti Bossi e Calderoli e di tanti altri personaggi della cultura italiana. L’accusa è che si voglia solo far retorica e un po’ di propaganda che non guasta. La verità è che ci accingiamo a festeggiare una sagra dove manca il santo protettore! Sui libri delle elementari leggevamo: “Abbiamo fatto l’Italia, ora bisogna fare gli italiani”, ricordate? Ma quale Italia è stata fatta e da chi? Allora delle camicie rosse, capeggiate da un nizzardo, hanno alimentato guerre fratricide per annettere lo Stivale alla monarchia sabauda, oggi delle camicie verdi, capeggiate da un lombardo, lo voglio annettere alla padania. Usano persino un linguaggio similare: “Obbedisco” disse Garibaldi al re in quel di Teano; “Se il Presidente dovesse chiamarmi, risponderò obbedisco ” gli fa eco Bossi, riferendosi alla sua partecipazione all’anniversario in questione. La storia insegna che i grandi stati nascono quasi tutti da una rivoluzione popolare che in Italia non c’è stata, dove il sangue di uno è il sangue di tutti e allora sì che quando suona l’inno nazionale, lo si ascolta in piedi, mani al petto e lacrime negli occhi. La conosciamo bene la nostra storia risorgimentale: i fratelli Bandiera che nel tentativo di far insorgere la gente calabrese, venivano presi a fucilate da altri italani che li credevano nemici. Dove sono gli Italiani? Ora si spiegano molte cose recenti e del passato: ieri il banditismo, oggi la mafia, la ndrangheta e la camorra; ma dov’è lo Stato? Ieri i carabinieri inviati al Sud che venivano presi a fucilate, oggi si plaude ai malavitosi che vengono arrestati e si inveisce contro la polizia che l’arresta. Dov’è lo Stato? Penso che lo Stato, come l’amore, debba nascere prima all’interno delle persone per sentirsene inondati. La verità è che 150 anni fa sono nate tante Italie e tutte diverse: quella della valigia di cartone, quella delle tante mafie, quella delle raccomandazioni, quella tutta casa e chiesa, quella bolscevica, quella del quando c’era lui, quella dei soldi sotto il mattone, quella che compra tutto a rate, quella di Roma ladrona, quella di “lei non sa chi sono io”, quella dei primi della classe, quella della gente laboriosa del nord, quella… e potremmo continuare all’infinito. E gli Italiani sono stati fatti? Troppo poco sentirsi tali solo quando gioca la nostra nazionale; che poi, fino a qualche anno addietro, l’inno di Mameli veniva spesso storpiato e più nessuno lo cantava; nemmeno gli stessi calciatori! Bisogna far lo sforzo di andare oltre le partite del pallone che un giorno divide e l'altro unisce. Una grossa colpa è da attribuirsi anche al forte analfabetismo che nelle regioni meridionali toccava il 45% ancora ai primi del sessanta. Gli Italiani, per anni, hanno fatto fatica perfino a parlare una stessa lingua, per ignoranza o per tigna. Tanti, ancor oggi, non parlano un corretto italiano; ma conoscono tanti termini della lingua inglese, magari riferiti a testi di canzoni. Bella soddisfazione! La televisione, per certi versi, è servita a veicolare un linguaggio comune e far capire che un guardaboschi valdostano ha la stessa dignità del pescatore di Mazzara del Vallo e che sono entrambi cittadini della stessa Italia; pur con mille differenze. Forse sarebbe il caso di resettare le nostre coscienze e recuperare quella rivoluzione mancata del 1860, da fare ora all’interno di noi stessi, lasciando magari stare i tanti “cattivi maestri” della politica, “gente infame, che non sa cos'è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno; e tutto gli appartiene….. governanti, quanti perfetti e inutili buffoni” come dice Battiato. Se cominceremo ad indignarci tutti insieme quando uno come Bossi dice che l’inno nazionale non serve e che lo mette al cesso; allora vuol dire che il lavoro di rivoluzione interna comincia a dare i suoi frutti e avremo costruito un pò d'Italia. Solo quando avremo capito che Italia significa un minestrone fatto di venti tipi di verdure diverse; allora sì, qualcosa di importante potremo festeggiare.
Buona vita!
Maestrocastello.

1 commento:

  1. colotti.giovanni@alice.it17 maggio 2010 alle ore 00:50

    VIVA L'ITALIA, FORZA ITALIA....QUELLA VERA....
    UN ABBRACCIO

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