martedì 4 maggio 2010

Le parole sono piume e sono sassi!


Si racconta che un uomo andò un giorno da Maometto e gli disse: "Sono molto infelice, ho accusato ingiustamente un amico, l'ho calunniato, ed ora non so come riparare". Maometto lo ascoltò attentamente e poi rispose: "Ecco quello che devi fare: va a mettere una piuma davanti alla porta di ogni casa della città e domani ritorna da me". L'uomo se ne va e fa quello che Maometto gli ha detto: mette una piuma davanti ad ogni casa della città e l'indomani ritorna. "Bene, dice Maometto, ora va a riprendere tutte le piume e portale qui". Dopo qualche ora l'uomo ritorna tutto triste: non aveva ritrovato una sola piuma. Allora Maometto gli dice: "E lo stesso per le parole: una volta pronunciate, non è più possibile ritirarle, ormai hanno preso il volo". E l'uomo se ne andò molto triste.
(Tratto dal web).

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Per la riflessione ......

Le parole sono piume e sono sassi. Ci pensate che l’uomo ha inventato molteplici strumenti di difesa personale, ma non esiste ancora uno scudo contro le parole che, quando ci va bene, si limitano a procurar ferite; ma spesso queste diventano letali. Le parole uccidono al pari delle armi. E mentre un revolver recide nel fisico la vittima; la parola distrugge l’anima delle persone che è la parte più fragile di esse e non ci sono mezzi di difesa, perché proprio non esistono. Un’arma, si sa, può mancare un colpo; ma la parola quasi mai. Se non colpisce “ a primo acchitto”, resta come sospesa e sceglie quando è il momento adatto per assestare il colpo. Quindi bisognerebbe sempre misurare le parole, perché il nostro avversario potrebbe non uscirne vivo. Le parole si comportano come i colpi di un revolver: una volta usciti dalla loro sede naturale, non è più possibile ritirarli; ormai hanno preso il volo, proprio come le piume del racconto. Siamo nell’era della grande comunicazione, abbiamo a disposizione mezzi che farebbero impallidire mio nonno, se solo uscisse dalla tomba; ma spesso non sappiamo proprio cosa dirci . Tanti non hanno la bocca collegata col cervello e sparano “cazzate”, in un linguaggio sempre più sgrammaticato e fatto di parole monche del tipo: TVB, Xchè, 6 fantastico ed altre similari. Socrate, ad un allievo che gli voleva riferire un fatto, così disse: “Se quello che hai da dirmi non è nè vero, nè buono, nè utile, preferisco non saperlo. E ti consiglio di dimenticarlo anche tu..." Mia nonna mi diceva sempre che prima di parlare, bisogna pensarci non dieci volte, non cento; ma, se occorre, anche mille di volte. A questo proposito, ancora ricordo “ la regola delle dieci P”, appresa da ragazzo: “ Prima-pensa-poi-parla-perché-parole-poco-pensate-portano-pena”.
Buona vita!
Maestrocastello.

1 commento:

  1. Maria Teresa D'Antonio18 maggio 2010 alle ore 00:45

    "caro maestro hai creato un blog interessantissimo , mi hai dato tanti spunti di riflessione ..e questo te lo dico con il cuore dopo aver applicato la regola delle dieci P."

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