lunedì 29 dicembre 2008

22 luglio. L'uomo bambino.


In un pomeriggio avanzato, quando siamo ormai in pochi irriducibili a godere dei residui sprazzi di un sole fin troppo generoso; vedo condurre in mare un giovane- bambino, dall’età imprecisata. Il suo approccio con il mare mi cattura totalmente l’attenzione. Dapprima urla come impaurito dalle onde e poi subito si quieta, perché imbeccato da due adulti che non lo perdono mai di vista. Man mano egli prende sempre più confidenza con l’acqua e nuota come un delfino libero nel suo mare; poi si ferma e balbetta qualcosa di imprecisato e riprende subito a nuotare con più lena.
Mi affascina quell’uomo-bambino che parla col mare in un contesto che gli permette forse di sputare finalmente la sua rabbia per essere nato diverso!
Quante volte gridiamo noi stessi tutta la rabbia nel mare della nostra solitudine e il nostro grido è coperto dal frastuono dei marosi della vita, in un oceano troppo vasto, in cui vige la legge di sopravvivenza: pesce grande mangia sempre il piccolo. Ma chi è più piccino di noi?
Quando decidiamo di andare, il pomeriggio s’è fatto ormai sera e mentre mi allontano, non perdo con lo sguardo le forsennate bracciate di quell’uomo-bambino. Immagino che nuoti in continuazione, magari anche di notte. E mi chiedo come si comporti di notte: continua a gridare e sussurrare o tace?
Magari, di notte, fa anche l’amore col mare!
Sicuramente gode l’infinita libertà delle sue notti e si placa. E’ con questa speranza che lancio l’ultimissimo sguardo, quella stessa speranza con cui dovremmo osservare anche la vita di tutti gli altri.

tratto da "Chiuso per ferie" monografia di G.Castello (1996).

1 commento:

  1. La nostra vita è come un programma criptato. Solo in pochi ci capiscono. Beato il protagonista del post che nuota tranquillo e se ne fotte di tutto! Dovremmo fare anche noi lo stesso.

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