giovedì 11 dicembre 2008

"Non comprate per le prossime festività cotechino e zampone"



Dopo l’ondata della mucca pazza alla fine degli anni ottanta e del virus dell’ influenza aviaria del 2006, è di questi giorni il caso del maiale alla diossina “ all’irlandese”. Non si può mai stare tranquilli! Sembra che possa essere stato un olio contenente della diossina nel mangime per maiali a causare la contaminazione della carne rilevata in dieci allevamenti irlandesi. Le partite di carne suina importate in Italia dall’Irlanda da settembre (quando è scattato l’allarme diossina) sono 89 e solo 42 sono già state individuate e sequestrate. Il governo italiano è fiducioso di sequestrarle tutte; ma intanto sulle feste di Natale piomba come una scure l’allarme del Codacons che avverte : “ Non comprate per le prossime festività cotechino e zampone”, perché preoccupato del pericolo diossina nelle carni di maiale e invita a sostituire tali prodotti con altre carni. Ma siccome tutti i mali non vengono mai da soli, è fresca di giornata la notizia che le autorità irlandesi hanno rilevato diossina anche in alcune mandrie di bovini che hanno mangiato lo stesso mangime contaminato che ha già portato al ritiro dal commercio della carne di maiale. Si dice per tranquillizzare la gente: la carne suina importata dall’Irlanda è appena lo 0,3% del totale delle importazioni di carne di maiale nel nostro paese. Perché l’ennesimo scandalo? Ancora una volta il problema nasce dai mangimi, contaminati da un olio contenente diossina. In pratica, scarti di produzione industriale si sono mischiati con mangimi destinati alla catena alimentare. O almeno questa sembra essere l’unica spiegazione che ha portato a rilevare concentrazioni di diossina 100 volte superiori ai limiti di legge. Il sistema di vigilanza sui mangimi destinati agli allevamenti animali ha dimostrato ancora una volta la sua fragilità, esponendo i consumatori a seri rischi per la salute. Gli esperti in ogni caso rassicurano sui pericoli, visto che l'import di carni dall'Irlanda è minimo. Inoltre i pericoli per la salute umana arrivano con l'esposizione alla sostanza per lungo tempo e in dosi massicce: ovvero mangiare grandi quantita' di carne effettivamente contaminata e per molto tempo. Dopo l'emergenza mucca pazza dal primo gennaio 2002 l'etichetta della carne bovina in vendita in Italia deve obbligatoriamente riportare lo stato di nascita, di allevamento e di macellazione ed è quindi possibile sapere se la fettina acquistata in macelleria è stata ottenuta da un bovino nato, cresciuto e allevato in Italia o se si tratta di un capo nato in Francia, cresciuto e macellato in Italia o ancora se la carne proviene da un animale nato, cresciuto e macellato in Irlanda. E' una misura di trasparenza che consente ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli, da estendere a tutti gli alimenti. Da quella data é divenuto obbligatorio comunicare ai consumatori, in etichetta o mediante cartellonistica, le seguenti informazioni:
- numero di identificazione dell’animale o del lotto
- paese di nascita
- paese di allevamento
- paese e numero di approvazione del macello
- paese e numero di approvazione laboratorio di sezionamento
Nessuno, invece, si è preoccupato finora di garantire la tracciabilità anche per la carne suina e soltanto ora si propone l’adozione di un’etichettatura ad hoc. Purtroppo c’è voluto un altro scandalo per capire l’importanza di tale proposta, avanzata, in passato, da associazioni di consumatori. Solo adesso, dopo l’emergenza anche organi di governo si propongono di chiedere l’etichettatura di origine anche sulla carne suina. Comunque il Ministero dell’Agricoltura e il Codacons invitano il consumatore a documentarsi e scegliere la carne italiana.

1 commento:

  1. Già il prossimo Natale sarà all'insegna dell'austeryty, se si aggravano le cose siamo sistemati per le feste!
    L'articolo è attuale ed interessante. (GIOCA)

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